A volte mi dimentico chi sei,
caro mio corvo nero.
A volte credo di essere Io…
Poi…mi riconnetto a me e ti vedo.
Sei tu che cerchi di portarmi a fondo, di svilirmi, di prosciugarmi le energie.
E mi conduci nel tuo buio.
Dove ci sono soltanto parole nere e senza vita.
Nel tuo buio io non progredisco,
non vado avanti,
annullo quello che faccio, terra bruciata di desideri.
Sei il barbablù della mia anima,
hai parole di vuoto e senza colore,
mi abbatti, mi tagli le gambe ogni volta che tento di compiere un passo. Annulli, metti in dubbio, rallenti.
Ma ormai ti conosco mio caro.
Ed ogni volta il tempo di risalita per me è più breve.
Ormai sei familiare,
e quasi ti compatisco, nel tuo ruolo usato e un po’ patetico.
Un tempo eri mostruoso e gigantesco,
salivi dalle acque nere del mare
come polpo maligno.
Ora un piccolo nero,
quasi che mi tiene compagnia:
non sarei io, se anche tu non ci fossi.
Ti sto addomesticando…
Ho iniziato a dare colore alle tue parole.
Il viaggio dentro di te è iniziato da tempo.
E pure tu mi stai donando il mio spessore.
Non ti temo più, compagno mio,
anzi, con te mi sento meno sola.
Dai, costruiamo insieme il nostro mondo.
Sarà più intenso e indistruttibile.
(Dal terzo quaderno del Percorso Risveglia la Donna Selvaggia che sei – Terza Soglia, “Il predatore naturale”)