Dell’arte del cambiamento, quarta regola: tradisci

Quanto sei pecora nera?

Le pecore nere sono quei cercatori di liberazione per l’albero genealogico, quelli che non si adattano alle norme e alle tradizioni del sistema familiare, quelli che da sempre non stanno dentro alle regole, che rivoluzionano le credenze e vanno controcorrente, outsider e spesso definite pecore nere, perché non ci stanno, vedono oltre e scelgono di sovvertire con le loro vite. Sono chiamati. Scelgono la loro chiamata e hanno il compito di risanare l’intero albero genealogico per guarire le ferite e salvarlo dalla distruzione, dal prosciugamento asfittico che lo porterebbe a involvere ripiegato su se stesso.

Viaggiano fuori dai sentieri battuti, sopportano critiche, esili, tentativi di ingabbiamento.

Ma loro sanno di dover compiere scelte differenti, e di portare un rinnovamento.

Le puoi chiamare pecore nere, guerrieri, ma il loro compito è pur sempre questo: disintossicare e portare aria nuova. E’ come se avessero il compito di rispondere a quelle domande che l’intero albero genealogico pone a loro.

Sono diversi e della loro diversità fanno valore e forza.

Hanno un’energia potente, differente, nella consapevolezza, nei comportamenti e nelle parole.

Fanno fare un salto quantico.

Hanno bisogno di molta energia e di sacri custodi: conoscono intoppi e sconforto, ma alla fine non smettono mai: eroi ed eroine.

Perché lo fanno? Perché è nella loro natura, lo sentono nelle viscere di non poter stare negli schemi ereditati.

Per cambiare se stessi, le loro vite e di conseguenza creare un campo energetico differente che impatta a ritroso su tutto l’albero genealogico, devono compiere il passo più duro e più difficile: tradire.

Vivere il coraggio del tradimento e metterlo in campo, con azioni di un certo colore, è il passo più doloroso e difficile, ma necessario.

Non sto pensando al tradire la fiducia, in una relazione o al tradire come viene inteso in generale. Ma a quel tradimento profondo come atto di coraggio necessario per crescere.

Tradire in questo senso che cosa significa?

Smettere di rispondere alle aspettative altrui, quelle verbalizzate e quelle inconsce, quelle che si sentono nell’aria e che come patti antichi aleggiano sulla testa e dietro le spalle. Smettere di comportarci secondo un ruolo consolidato di noi, secondo un copione collaudato, secondo idee ormai superate. Tradire per scoprire.

Tradire significa scegliere di portare il peso del senso di colpa, o la sofferenza degli altri per le nostre scelte quando questa è necessaria, significa diventare grandi, abbandonare quell’innocenza che tanto ci fa sentire puri, per abbracciare in pieno la nostra diversità, per diventare adulti, tagliare il cordone ombelicale con genitori e nonni e scrivere un’altra storia. Portare il peso del senso di colpa non è semplice, ma è l’unico passo possibile per diventare se stessi. Solo dopo aver tradito, potrai riallacciare relazioni nuove e sane e fruttifere. Tradire le aspettative su di te, su chi gli altri vorrebbero tu fossi, su quello che gli altri si aspettano che tu faccia o dica. Scegliere di apparire testardo, egoista, infantile, ingrato, insomma sopportare di non essere compreso, giudicato, voluto. Con la consapevolezza interiore che il cammino che scegli porterà molto più frutto per te e per chi rimarrà o sceglierà te.

Scegliere di vedere tutte le tue ombre, di non essere più quel bravo bambino che si aspettano tu sia. Tradire padri e madri, amici e fratelli, per tessere sorellanze e fratellanze autentiche, per portare con orgoglio e umiltà sapiente, la tua diversità nel mondo.

Abbandonare persino etichette di “buona madre”, di “padre integro”, di “figlio/a esemplare”, di “moglie/marito modello” e così via.

Benedire, ringraziare e voltare l’angolo, per scoprire la tua autenticità.

E tu cosa scegli? Di portare il peso del senso di colpa o continui a voler stare nell’innocenza?

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