Devi essere perfetta

Da qualche parte agisce ancora in me, te lo confesso.

Dopo anni e anni ho ancora, a volte, quel modus vivendi di controllo e di performance che mi condiziona. Certo non più in quel modo lampante ed evidente, ma un po’ sottile e nascosto.
Quando mi relaziono con gli altri, quando lavoro, quando devo scrivere un pezzo, quando penso a nuovi percorsi.

La perfezionite, come la chiamo io, è spesso presente lì pronta a dirmi “così andrà bene?”, ad osservarmi da fuori, ma non per migliorare, bensì per mettermi sotto sotto i bastoni tra le ruote, almeno per cercare di farmi inciampare.

A te non capita?

È sottile e condiziona ancora molte di noi. Hanno un bel dire sii te stessa vero?

Ho un bel dire sii wild…

Poi c’è la concretezza del vivere, del parlare, del cercar le persone, del dirsi e lasciarsi vivere.

Del riuscire a farsi vedere per come si è, con i propri umori e fragilità e potere.

Del dire no, del dire provo questo, del vorrei che diventa voglio, del perseguire i propri sogni e crederci.

Del coraggio di esserci, con i sorrisi, le smorfie, la faccia stanca, la debolezza, il bisogno di coccole e di rintanarsi, la voglia di danzare e di vivere. Il permettersi di spargere tutto intorno il nostro entusiasmo e leggerezza, l’andare incontro all’altro con la nostra gioia di vivere.

Nasciamo tutte con la gioia di vivere. Poi viene nascosta e sotterrata.

Poi arrivano la vergogna, la timidezza, la valutazione e ponderazione. La paura del rifiuto.

Poi i blocchi e i giudizi.

Poi la fatica di andarla a riprendere, laddove si è confinata, a volte talmente laggiù in fondo che ci sembra non ci sia più.

Eppure c’è ancora, per fortuna.

Allora mano dopo mano abbiamo da rovistare per ritrovarla e riportarla su, insieme a noi, per far sì che sia lei a riprendersi lo spazio. La nostra bellezza e gioia di esserci, le passioni, gli entusiasmi, i progetti, la creatività, la leggerezza e luce.

Fa un po’ paura quando la riprendi di nuovo, perché la vergogna incombe, perché il giudizio è sempre pronto lì dietro l’angolo.

Perché la paura del rifiuto è grande, perché il giudizio che non sia perfetta è abitudine appresa.

Ma sei più forte, la vita è più forte.

Il ritmo impelle, il ciclo della vita pulsa, anche quando sembra sopito.

A grandi manate cerca, scava sotto la terra, sposta i sassi, tieni la luce, anche la piccola fiammella, non sei perfetta e questo è il tuo grande dono.

Lì potrai incontrare gli altri e creare meraviglie.

Un abbraccio
Roberta

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *