La colpa…
Uno dei ganci emotivi ed energetici più potenti e che ci sottraggono di più il potere personale è la colpa, il senso di colpa.
Quel macigno terrifico e terrificante che ci inchioda nell’universo e fa sentire le peggior persone della terra. Peggior amanti, peggior madri, peggior donne. Nelle relazioni per noi importanti.
Mai adeguate ad un ideale che dall’esterno si sposa perfettamente con quello che noi crediamo di dover essere.
Il mio tu di turno che mi dice: dovresti essere migliore. E noi di conseguenza abbocchiamo. Anche se a parole esce rabbia, ci giustifichiamo, cerchiamo ragioni e dimostrazioni delle nostre buone intenzioni, della fatica che abbiamo fatto, dei problemi…
Sono trappole. Nelle quali ci invischiamo da sole, perché quel “è colpa tua” ci ha prese e portate giù, e agganciate.
La colpa è uno dei più grossi ricatti che storie religiose secolari e culturali e sociali ci hanno addossato, un ricatto che si è talmente intrecciato con il nostro DNA che ancora oggi, nonostante tanta strada di emancipazione, striscia furtiva e subdola. Va a braccetto allegramente con un nostro sentire onnipotente. Incontra pari pari le paure dell’altro, che per sentire di controllare la sua vita, addossa colpe e punizioni, per salvarsi dalle proprie responsabilità. Parte dalla paura dell’impotenza. Quella santa e beata impotenza di esseri umani che tanto alleggerisce e permette di ricevere.
Incastra, incolla in stereotipi e pregiudizi.
Etichetta e condanna.
“Sei tu che” hai fatto così, hai detto cosà, sei tu che…, mentre avresti dovuto invece…
Condanna e deresponsabilizza.
È colpa mia se non trovo lavoro, è colpa mia che non ho fatto quello se oggi il lavoro che non mi piace mi pesa così tanto, è colpa mia se la mia relazione non funziona, è colpa mia che cerco sempre l’uomo sbagliato, è colpa mia se gli amici non mi cercano e se sono io che devo sempre organizzare tutto, è colpa mia se i miei figli non stanno bene… è colpa mia se non dimagrisco, se non piaccio, se sono sola, se mi separo, se il mio matrimonio non funziona, se non come fare in questa situazione; se non sono la figlia che i miei avrebbero voluto…
E’ colpa tua!
Ho fatto quello che potevo.
Non sono onnipotente.
Il mio potere ha questo confine.
Ho sbagliato.
Imparo dal mio errore.
Credevo fosse giusto, coincideva con i miei valori.
È la mia visione della vita.
È differente dalla tua.
Quanti pesi e quanta leggerezza.
Senti come può essere diverso?
Quanta fatica puoi lasciar andare se impedisci all’altro di condannarti? No, fermati lì, un attimo aspetta, questo è un tuo giudizio, ma io non ritengo che sia corretto. La mia visione della mia realtà interiore mi dice diversamente…
Il senso di colpa taglia le ali, prosciuga l’energia, condanna all’impossibilità.
Quando sento qualcuno dire: “voglio migliorarmi” da qualche di me spesso mi spavento. All’orizzonte intravedo giudizi, colpe e ideali di dover essere che fanno capolino, pericolosi per una sana identità, libera da condizionamenti e autentica.
La colpa non costruisce, ma appesantisce. L’ideale spesso frega. Il giudizio blocca.
Un percorso di scoperta del proprio potere deve fare i conti anche prima di tutto con le colpe che abbiamo scelto di addossarci, di fare nostre. Chiederci a che cosa ci servono, dove ci portano, che cosa sostituiscono, può essere il primo passo. Colpe che bloccano il nostro personale, non lo fanno crescere, non ci danno i permesso di sperimentare, di sbagliare, correggere, integrare, cambiare strada, rivedere.
Quante colpe ti è comodo avere?
Al posto del mi sento in colpa, che cosa potresti mettere?
Un abbraccio
Roberta