Esci fuori dal coro… lì ci sei tu

con il tuo grande grande canto… potentissimo.

Mi sono sentita sempre diversa nella mia vita, per tantissimi anni ho cercato di adeguarmi. Non capivo come mi sarei potuta inserire con “gli altri”, nel mondo,  e ne soffrivo. Mi sembrava di non saper vivere “come gli altri”.

Ancora oggi rimane in me uno strascico di questa sensazione, tanto è stata radicata e alimentata in me, ogni tanto appare.

Pensare diversamente, sentire diversamente, preferire certe compagnie rispetto ad altre, non riuscire a trascorrere serate senza senso… ha costituito per gran parte della mia vita una prova inequivocabile delle mie incapacità. Irrevocabile, irrimediabile: io sono inadeguata, io non sono fatta per questa vita. Lo sguardo era tutto sull’esterno e sugli “altri”, loro che sapevano come si vive…
Questa la mia sentenza.
Ascoltata e letta nelle relazioni che non andavano, nella solitudine che vivevo.

Eppure, non sono mai riuscita ad accettarlo. Il mio spirito wild, non si è mai arreso, per fortuna.
Per quanto mi sforzassi non riuscivo ad essere diversa. Diversa in  un altro senso. Non riuscivo ad incastrarmi in quello che “gli altri” dicevano dovessi pensare, sentire, vivere, scegliere. La mia storia ne è la prova.
Certo, tutti noi, per tentativi ed errori, cerchiamo… ma la mia ricerca aveva anche una connotazione differente: da outsider. Sia nel pensiero, nelle scelte, nell’opposizione. Pagata con solitudine, misconoscimento, dolore, ma anche con la scoperta di altri mondi e mie capacità.
Non voglio raccontarti qui la mia vita, non è questo lo scopo del mio scrivere di oggi: solo un esempio di come si può fraintendere l’essere una voce fuori dal coro, un outsider, una pecora nera, fuori dalle righe…
Oggi mi faccio una grandissima tenerezza e mi amo fortemente. Quella me che ha così tanto sofferto e quella me che non si è mai arresa.

Non riuscivo a capacitarmi che non ci fosse posto in questo mondo anche per me.

Ho lavorato e, ancora oggi, su di me. Ho cercato, incessante. Oggi lo vedo, da un certo punto in poi l’ho scelto.

Quello che ho scoperto è che ci possiamo stare, proprio tutte noi che siamo pecore nere, “disadattate”, diverse, fuori dagli schemi. Possiamo creare il mondo.

Anzi! Siamo, sei un valore aggiunto e lì abita un grandissimo potenziale. Proprio in tutto ciò che hai guardato finora come diverso, di cui ti sei vergognata, che hai nascosto giudicandolo inopportuno e stonato, brutto. Nei pensieri strani e divergenti, nei sentimenti inaspettati, le reazioni incomprensibili, gli errori reiterati, il non voler, proprio no…

Esci dai drammi che ti sei raccontata su di te. Di non essere abbastanza, di non essere, che non ci fosse un posto per te in questo mondo.

Alzati e vai a cercare la tua casa. Non ti arrendere.

Sii fiera di essere fuori dal coro, di pensare differentemente, sei forza preziosa per il mondo. Nel piccolo, come nel grande.

Coltiva la tua diversità, non permettere a nessuno di schiacciarla dentro schemi precostituiti appartenenti alle menti e ferite degli altri. Proteggi chi sei e se non lo sai ancora non smettere di cercarlo, mentre vivi. Sei in evoluzione continua.
La tua unicità permette di evolvere e di trasformare il mondo. Non è il mondo che ha da dirti chi sei e puoi essere, che cosa pensare e sentire. Sei tu che porti molteplicità e arricchimento.

Dove non senti di poter essere un contributo, vai via se senti che non può essere un apporto di nutrimento per te. Ci sono esperienze che sono necessarie, altre no, altre che fanno sì che tu rimanga soltanto ferma dove sei, o addirittura che ti conducono indietro. Ascolta il tuo intuito profondo e scegli dove rimanere, anche se può spaventarti o metterti di fronte a pensieri limitanti, e se andare invece via.
Chiediti: a che cosa mi serve? Mi permette di evolvere verso la libertà e la leggerezza?
Mi serve a vedere di me tutte quelle credenze limitanti che ho sulla vita, sulle relazioni, sull’amore, su di me? O mi tiene ancorata senza possibilità di evoluzione a idee di me che mi depotenziano? Che mi fanno ancora vedere una me vecchia impolverata, che ormai non sono più…

Non è detto che sia sempre saggio tagliare, abbandonare, parlare, o rimanere in silenzio.
Se resti un senso ha, se taci anche, se vai via pure.
A volte è necessario rimanere per compiere ancora dei passi evolutivi, anche se la mente direbbe di andare via; altre tagliare nettamente. Tu lo sai, non è sempre necessario scegliere eroismi e drammi.

L’importante è che tu segua il tuo canto e la tua unicità, senza compromessi.
Un grande abbraccio
Roberta

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