Il cammino della stima di sé passo dopo passo

Siamo bombardati da dovrei essere: dovrei essere più accondiscendente, più simpatico, più gentile. E dovrei esserlo più in fretta possibile, perché il mondo oggi vuole tutto subito di corsa.

In quell’occasione avrei dovuto comportarmi diversamente, avrei dovuto dire meno…

Abbiamo dubbi su noi stessi nel sottofondo di noi ogni giorno, probabilmente da quando ci alziamo al mattino e pensiamo a quella situazione che dovremo affrontare tra poco in ufficio, o a quella frase sbagliata che abbiamo detto la sera prima a nostro figlio o al nostro compagno.

Siamo frenati dai dubbi su come l’altro reagirà, se accoglierà anche i nostri difetti, se ci vorrà ugualmente bene, se avremo successo nonostante le nostre mancanze e le cose che non sappiamo. Sembra che non basti mai quello che facciamo, in una rincorsa verso quel qualcosa in più che ci sembra di non avere: un sorriso più perfetto, un tono di voce più suadente, portamento virile e postura da leader, argomentazioni più convincenti per convincere il capo a darci una promozione, risultati risultati performance eccellenti, gambe senza cellulite, forma fisica perfetta perchè il compagno non si stufi di noi…in una rincorsa senza fine verso un’ideale di noi stessi spesso irraggiungibile e che ci spreme fino a trasformarci in qualcuno che non siamo più noi.

L’insicurezza su di noi è come una compagna (spesso scomoda) che accompagna la vita quotidiana della maggior parte di noi: nella migliore delle ipotesi una negoziazione continua tra quello che pensiamo, sentiamo, vorremmo, pensiamo sia giusto e quello che l’altro si aspetta o noi crediamo si aspetti.

Lo sguardo che l’altro ha su di noi ci può paralizzare, ci può mettere dubbi su di noi, e rimandare un’immagine di noi diversa, molto spesso distorta, costruita con critiche e giudizi.

E noi reagiamo a quello sguardo spesso senza riflettere o mettere una distanza che ci permetta di rimanere saldi su di noi.

Quante frasi dell’altro ci hanno destabilizzato nella nostra vita?

Quante volte ci siamo sentiti dire: “non sei capace a fare nulla! “ non capisci proprio niente!” “sei sempre il solito, non cambierai mai…” e ci siamo lasciati assorbire da queste frasi oppure abbiamo reagito contro, senza lasciare uno spazio di riflessione tra queste parole e noi stessi, chiedendoci anche solo semplicemente: ma avrà ragione? Ma è proprio vero che non so fare nulla? Ma è proprio vero che non sono cambiato? …ma io chi sono? Ma io chi voglio essere? perché l’altro ha così tanto potere su di me da insinuarmi tutti questi dubbi?

La maggior parte di noi nutre infatti parecchi dubbi sul fatto di possedere doni e capacità speciali, dà per scontato quello che sa fare e come lo sa fare. E’ più abituato (ed educato) a vedere, sottolineare e talvolta enfatizzare quello che non sa fare, quello che ha sbagliato, quello che non va in se stesso e nella vita che ha. Il faro (perché spesso non è una luce, ma un vero e proprio faro) è rivolto su ciò che non funziona, sulle mancanze, sul vuoto, su quello che non c’è. E spesso guardare lì è diventato talmente un’abitudine che è più facile, ormai fa parte del nostro modo di fare quotidiano. “Sono fatto così”…

Ma in questo modo siamo costruiti su buchi. Cerchiamo di progredire nella nostra vita camminando su mancanze che come buchi ci fanno cadere ogni due passi che cerchiamo di fare.

Ma hai mai visto qualcuno che riesca a camminare mettendo i piedi sui buchi? Cosa credi che farebbe se non cadere? Un passo, cadi e con estrema fatica ti rialzi. Ma se il passo seguente lo rimetti nel buco (in quello che non hai saputo fare, nell’errore, nello sbaglio, nel non sono capace) come potrai giungere alla meta che desideri?

Scegliamo spesso di costruirci e di sposare questi buchi.

E non vediamo che un primo vero passo verso la solida stima di noi sarebbe semplicemente iniziare a camminare sulla terra solida, quella che c’è, distogliendo lo sguardo e il piede da quello che non va.

Assumere il coraggio di non guardare più le falle del terreno. Non continuare perlomeno a guardarle in quel modo. E prima di tutto comunque continuare a camminare sentendo la terra ferma e solida sotto i piedi.

Sì, perché tutti noi se siamo giunti fin qua abbiamo della terra solida sotto i piedi.

Come sarebbe allora iniziare a guardare la terra solida e compatta che hai sotto ? e scoprire persino che ci sono delle radici che sostengono l’albero che sei?

Perché ti svelo un segreto…la tua autostima la costruisci partendo da chi sei per come sei oggi adesso qua mentre stai leggendo queste mie parole. Non la costruisci sentendoti in colpa perché non sei…come la tua collega di uffcio, come il tuo capo, come il tuo amico che ha così successo con le donne, o come tua madre ti ha sempre detto che avresti dovuto essere…la costruisci con la semplicità e l’amorevolezza di chi si guarda e si dice: eccomi qua, sono così. Guardati ascoltati e parti da lì, da come ti vedi. E da quel punto puoi iniziare a costruire passo dopo passo, senza fretta, ma ascoltando il tuo corpo, i tuoi ricordi, i tuoi sensi…chi sei e chi vorresti diventare vivendo.

Si può sempre iniziare a costruire la propria autostima solida. Il percorso dell’autostima è come una danza che inizia sempre con un primo passo, che dice della tua musica.

Inizia da dove sei adesso.

Oggi qua, in questo momento e chiediti: qual è un aspetto di te che ami? parti da lì, quando l’hai trovato chiediti ancora: quando mi sento di essere così nella mia vita di tutti i giorni? Cerca un esempio concreto.

Se vuoi puoi condividerlo con me, scrivendo un commento sotto al mio articolo.

Roberta

 

 

 

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