Vive in noi una parte che conosciamo poco, tanto è nascosta e sprofondata sotto i non si deve e i non si può, sotto quel copione di brava bambina che ha da essere approvata dalla madre, per i secoli a venire.
Persino quando crediamo di essercene liberate, in realtà emana ancora influssi e alcuni fili non se ne andranno tanto facilmente.
Eppure, abbiamo da lasciar cadere, briciola dopo briciola, filo dopo filo, quell’energia che continua a permeare noi stesse, le nostre idee e le nostre scelte, come le nostre parole.
Restano, nascosti negli angoli, come polvere difficile da togliere, rimasugli di giudizio e di non possibilità, sia della madre reale, sia di quella che abbiamo interiorizzato. Riprovazione, errore, inaccettabile.
Madri che ci portiamo ancora dentro e che prendono le sembianze di dubbio, aleggiante sui nostri comportamenti e pensieri e sentimenti.
Non vuole essere un inno al matricidio, ma un invito ad una differente consapevolezza per diventare pienamente donne.
Per diventarlo abbiamo da incontrare la dea oscura che vive in noi, sorella e affine alla donna selvaggia, entrambe due energie molto potenti e che se finalmente portate alla luce possono donarci il nostro mistero e il nostro potere. Abbiamo da scendere in cantina, incontrare i nostri draghi delle tenebre, entrare nel fitto del bosco, dove tremano le gambe, la pancia fa male, il sonno ristoratore non arriva, e le antiche angosce ritornano, nessun luogo sembra amico. Quando si è diventate nuove, i luoghi respingono, perchè i nostri occhi mutati.
Abbiamo da scegliere allora, da che parte vogliamo restare. Abbiamo da scegliere il peso dell’errore (anche davanti alla nostra madre assurta a dea), del sentirci indegne e figlie non buone, del non esser più figlie, perché si possa rivelare a noi la nostra bellezza e possiamo essere indivise, intere, leader di noi stesse e portate ad essere nel mondo come individui (non divisi), per poter sperimentare finalmente la nostra Unicità, solidità e potente bellezza, di donna wild, antica, sapiente, Donna. Che ha superato con orgoglio la dipendenza e ha incontrato la realtà dentro di sé della madre cattiva, ne ha portato il fardello per un po’, ha benedetto e scelto la sua strada.
La dea oscura vibra del selvaggio antico, in quello vive la nostra linea materna più autentica, non quella socializzata e culturalmente adattata.
È nelle radici delle grandi madri, della streghe e delle sciamane che scorre quel sangue potente, di conoscenza profonda e di liberazione.
Abbiamo da compiere un salto: da figlia che inconsciamente continua a chiedere alla propria madre se è una figlia buona e amabile e se per come è ( con le sue ombre possenti) può stare in questo mondo, a Donna consapevole del rischio di esporsi, con il proprio potere e la propria oscurità.
Non soltanto quindi l’Ombra e il Daimon, ma con il coraggio di contattare quella Dea oscura che vive in ognuna di noi. Il passo forse più difficile e che richiede un maggiore radicamento e l’osare entrarci.
Scegliere la propria umanità fino in fondo appartiene anche al coraggio di entrare nel mondo oscuro del nostro ventre dove vivono quei forti poteri di creazione, di morte, di forti sentire, di furia, di tempesta. Non siamo soltanto quella “buona” luce che tutto ama e tutto sopporta, siamo anche tempeste, potere duro e fermo, sguardo potente che regala verità.
Siamo anche forze della natura, possediamo i confini e le profonde connessioni con la natura.
Vive in noi la forza e il potere di affrontare l’oscurità e di entrarci dentro. Per la liberazione istintuale di ciò che vive dentro di noi.
Perchè ciò che temiamo è di permettere che quel potente tesoro che vive dentro di noi possa finalmente brillare.
Quel tesoro che se liberato ci emacipa, ci dona le nostre parole e le nostre scelte. Giungono a noi così le parole “aggiustate” a noi e alla nostra dimensione, che non sono più parole di comodo, di timore e di riverenza, di donna che teme abbandono, giudizio e colori sbiaditi, che non ha le idee dei più, che non smorza i toni o i suoi colori, ma che vive del suo fuoco.
Scendere per poi risalire comporta far morire, comporta soffrire in parte. Per risvegliarci abbiamo bisogno del coraggio di discendere nel ventre della dea oscura, ma ne abbiamo anche il potere e la facoltà.
Sarà un travaglio di notti con l’angoscia del ventre, con il tremore quando la luce sembra nascondersi e non trovare più se stesse, ma quell’ira che si nasconde con la dea oscura, può diventare la nostra salvezza e la strada da solcare per rimettere a posto le nostre radici e ridare il posto giusto alle cose.
L’iniziazione a se stesse non è indolore. Anni da brave bambine non cadono tanto facilmente, ma ne vale la pena.
L’energia va liberata, lasciata ossigenare, incanalata.
Ascolta il corpo, liberalo dalle dipendenze, che diventi la tua guida. Ascolta il tuo ventre sacro, lì il tuo potere, lì la tua dea oscura.
Un abbraccio
Roberta