Ogni tanto mi capitano clienti che mi dicono devo continuare a scavare…
Mi ha sempre colpito questo termine, che appartiene ad un certo periodo della mia vita in cui anch’io avevo questa immagine e idea di dover fare.
Per stare bene nella mia vita, ero sicura che avrei dovuto scavare dentro di me, sempre più in fondo, per trovare ciò che, nascosto e subdolo, non andava bene. Avrei dovuto quindi sudare sangue e costringermi a negare emozioni e bisogni che non andavano bene. Ecco lì il segreto, scavare dentro di me per estirpare.
Credo che gran parte delle persone la pensi così ancora oggi. La crescita personale necessaria per far sì che la tua vita possa finalmente andare meglio deve passare dallo scavo, uno scavo doloroso spesso, come se dovesse esserci qualcosa di misterioso e non giusto da sentire e da “guarire”.
Resta ancora credo questo alone. Che se non va, è colpa nostra e per di più siamo malate, sei “malata”, rispetto ad un mondo sano, che sa come si vive e come si deve essere per … avere successo, essere felici, amate…
Niente di più lontano dal vero e dal reale.
Da quando ho abbracciato la mia natura wild ho sempre più compreso come sano/non sano siano categorie performanti frutto di un certo tipo di cultura e società, che altro non fa che estraniare da se stesse.
Normale per chi?
Sano per chi?
(Pensa a tutta la riforma della legge Basaglia e l’abolizione dei manincomi, che per primi hanno finalmente creato la strada per una visione differente di tutto ciò. Quello di cui sto parlando è per fortuna figlio di questo questo grande passaggio, per fare solo un esempio).
“Al di là di giusto e sbagliato, c’è un campo, io ti aspetterò laggiù. (Rumi)”.
In questo ribaltamento di prospettiva dove giusto e sbagliato in assoluto non esistono, dove prendere consapevolezza che sono soltanto categorie create dagli umani, capovolge la prospettiva.
Andare da un coach, da un counselor non è più andarci perché sono malata, deviante (!), non allineata con come “dovrei” essere.
Vado perché sto cercando una guida per essere di più me stessa.
Il coaching è una terapia per sani (come dice il mio formatore Gabriele Baroni).
Ed è questa la grande potente rivoluzione che possiamo compiere nelle nostre vite.
E che il coaching ti aiuta a fare, del resto.
Diventare te stessa, senza dover scavare e soffrire.
Ciò non vuol dire che non andrai a contattare aspetti di te a volte un po’ pesanti, ma non scavando e con ostinazione.
Potrai portare con leggerezza e amore in figura parti di te che è nel loro essere nascoste che pesano e appesantiscono.
Senza pala e vanga.
Ma con sguardo di lato.
Di chi va a guardare dentro di sé, con una luce accesa e con amore scopre quello che c’è, a volte anche in cantina, ma sa che è la sua cantina e le ombre fanno parte della luce soffusa…
Un abbraccio
Roberta