Un po’ provocatoriamente, ma non neanche troppo…, tendo a chiamarla Rabbia Santa quella rabbia che potente difende, mette a posto, guarisce e ridà dignità.
La rabbia è come un varco che troppo spesso abbiamo paura a varcare.
Preferiamo subirla o ingoiarla, metterla a tacere piuttosto che canalizzarla e tirarla fuori nel suo potere di guarigione e di giustizia, santa appunto.
La tappiamo con il cibo, e con tanti altri palliativi per silenziare quelle parole di legittima affermazione di noi stesse.
Già il semplice sentire la rabbia è problematico: nella nostra società l’immagine di una donna arrabbiata fa scattare un senso di repulsione immediato. Fa paura.
Le bambine educate a censurare la libera espressione della loro rabbia, così come di ogni comportamento apertamente competitivo e auto-affermativo.
Le donne preferiscono sentirsi addolorate piuttosto che arrabbiate in situazioni che realisticamente dovrebbero suicitare collera o protesta.
Così quando qualcuno ci attacca, tradisce, ci abbandona mettiamo in atto comportamenti di rimozione della collera, ritirandoci in una sicura tana, per non sentire questa energia che sale.
La rabbia è un’emozione primaria, legata alla sopravvivenza dell’individuo.
Una reazione conservativa di fronte ad una reale minaccia.
Aggressività deriva da adgredior: andare verso, affrontare la vita. Mordere e prendersi la propria vita e quello che ci spetta di diritto. Un sentimento, la felicità, la gioia, quello che è sacro per noi.
Fare il proprio spazio e pretendere che venga rispettato.
La rabbia nel suo senso profondo è energia vitale, energia di vita che chiede giustizia, che vengano assegnate le responsabilità, chiede vita e dignità di vita.
È quel fuoco che vive in noi sano e potente, un fuoco creatore e distruttore laddove non è più necessario. A volte buttare all’aria tutto è sacro tanto quando conservare.
Quanto silenzio, quante parole ingoiate. QUanta rabbia spenta e cacciata giù giù sempre più in fondo…
Quando proviene da una ferita profonda la rabbia ha ragion d’essere ed è qui che diventa santa, proprio perché ristabilisce un equilibrio violato e negato.
La rabbia è quella forza vitale che ti dà il permesso di dire no, di pretendere che la tua vita sia rispettata, che tu sia al primo posto, che esista tu.
Via dal buonismo dove vengono negate quelle emozioni primordiali.
Anche la santità conosce la rabbia.
Le emozioni tutte hanno ragion d’essere.
Quando l’urlo è sano, un urlo di vita e di esistenza.
Ascolta allora tutte le emozioni, non agirle subito, ma lascia che possano esistere dentro di te.
Ascolta quando arriva la rabbia, non agirla subito, ma ascoltala, anche lei può dirti la tua veirtià.
Anche se credi che non sia socialmente accettata, anche se arriva la voce che non puoi rompere qualcosa, magari quel finto equilibrio precario, quel silenzio teso, quel quieto vivere…
Quell’emozione e sentimento che per noi donne è così ostico darci il permesso di sentire e provare e ancor di più di manifestare. Se non forse nel lamentarci sterile e continuato, con un po’ di malcontento, un po’ di scazzo… come se ci concedessimo quello, ma non tutto. Che ottiene un risultato opposto: di non essere ascoltate, liquidate e che non risolve nulla.
Accomodate a mostrare e vivere solo quei sentimenti da brava bambina, angelica, buona, sorridente, accomodante…
Come se fossero consentiti solo una certa gamma di sentimenti. (Gli altri prerogativa del maschile).
Un uomo se si arrabbia è virile, una donna se lo fa…
Perché altrimenti non andiamo bene… non possiamo starci, diventiamo brutte. antipatiche, noiose, incomprensibili.
Quanta rabbia ingoi, quanta rabbia hai camuffato?
Dall’altra parte: quanta rabbia tiri fuori così a casaccio? (Che è l’altra faccia della medaglia…). Senza una direzione, ma che ti dai il vago permesso di lasciar vagare nell’aria senza direzione, argini, senso e focus?
Quanto ti nutri di rabbia senza una direzione.
Quanto invece puoi lasciar emergere il tuo femminile forte e potente, che conosce la forza e potenza della sua energia.
Quanto fuoco… quanta energia sprecata e repressa.
Hai mai visto la rabbia da questa luce?
Come una grande risorsa di energia potente che ha una sua profonda saggezza e potenzialità?
A volte lei sa meglio di noi.
Ti può rivelare tesori di te.
Quanta bellezza nel fuoco della tua rabbia…
E che potere e che forza da lì puoi regalare agli altri nel manifestarla.
La rabbia spesso sa. Della misura e del giusto posto di cose e relazioni.
Anch’essa è energia vitale.
È uno dei modi che la vita ha di farsi manifesta. Di aggiustare e sistemare, di rimettere a posto, di ricreare antichi ordini sfasati. Di fare giustizia.
Hai mai pensato che l’altro magari sta aspettando proprio quello? per essere rimesso al suo posto, essere visto, come un’ondata di energia che lo può rivitalizzare.
Ovviamente non sto pensando alla rabbia autodistruttiva o distruttiva.
Ma a quella che ha in sé l’energia creativa delle grandi ondate. Che ha quella saggezza profonda e quel faro che sa dirti quando le cose non vanno, quando ci sono confini da ristabilire e puntualizzazioni da porre in essere. Giustizie e ruoli da rimettere a posto. Confini da sistemare. Parole giuste da assegnare. Visioni da manifestare con forza.
Per portare te stessa in questo mondo anche così, anche grazie a lei.
Perché anche lei narra della tua energia e vitalità.
Sa vedere, sa comprendere, sa aggiustare e rimettere a posto.
Sa dare il nome giusto a sentimenti, emozioni, sofferenze, mancanze.
Fa giustizia, dà voce a chi voce non ha.
Non sentirti in colpa di provarla, ascolta quello che ha da rivelarti.
È una bambina ferita magari che ti sta parlando, un tuo diritto calpestato, una voce taciuta per troppo tempo, un bisogno legittimo che ha diritto finalmente di respirare.
È un atto di esistenza talmente forte e grande che solo insieme a lei può farsi spazio.
Falle spazio quando chiama a gran voce, direzionala, non disperderla a casaccio.
Dalle cittadinanza dentro di te.
Un abbraccio
Roberta