L’inghippo dell’autenticità

Arriviamo al paradosso.

Nella ricerca della propria unicità, autenticità e identità c’è un inghippo.

Chiudere eccessivamente.

Se chiudi troppo, se ti definisci rischi di chiudere e di non lasciare così aperta la porta del divenire.

Potresti scoprire infatti, se non ti chiudi in eccessi di io sono, che c’è un fascino nascosto.

Nel momento in cui scopri chi sei ti apri alle altre infinite possibilità di diventare.

Trovare le radici per spiccare il volo, appunto.

È la mancanza e il desiderio di, che ci permettono di evolvere nelle moltitudini di noi che ancora non conosciamo. La dialettica tra vuoto e pieno, desiderio e mancanza, definizione e non definizione.

Giungere alla percezione della propria identità da fine diventa un passaggio da varcare per andare oltre, dove non intuiamo ancora chi siamo e potremmo diventare.

Un’espansione che è ancora sconosciuta. Che ci è preclusa finché non lasciamo andare alcune gabbie, ma che paradossalmente le stesse gabbie potrebbero potenziare.

A questo spesso non pensiamo, prese dal volercene liberare.

Ma la luce fa l’amore con l’ombra e genera, permette di accedere ad un gradino superiore.
Dall’unità per andare oltre, verso le potenzialità inespresse, nascoste di cui non sapevi nulla e che intuisci potrebbero raggiungerti, se lasci, appunto, la porta aperta per far passare l’aria. E con l’aria tutto ciò che può creare scompiglio, frastuono, rivoluzione, relazione e mutamento.

Anche l’identità bene definita, anche l’autenticità possono diventare gabbia.

È il movimento della relazione, con gli altri, con il mutamento e con la vita.

È il fascino del vivere e del lasciarsi trasformare anche. Del permettersi di ricevere. Aprire e chiudere.
Aprire e chiudere e lasciarsi divenire. Non in linea retta.

Un abbraccio
Roberta

 

 

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