Madre madri figlie

Oggi festa della mamma, voglio condurti su un’altra sponda di riflessione.

A tutto quello che non diciamo apertamente sull’essere madre e sull’essere figlia. Ai dolori inconfessati, i vuoti di non amore, le ferite e i rancori da lasciar andare. I ganci portati dietro negli anni, quei vuoti di madri mancate, di figlie arrabbiate, di femminile interrotto.

A come, dentro un amore infinito, possiamo portare avanti messaggi mortiferi e mortificanti, in nome di un lo faccio per te, in nome di un con tutto quello che ho fatto per te, di un così mi uccidi, io che vivo per te.

Oggi voglio da questi spunti aprire una riflessione sull’essere autenticamente madre e figlia.

Una madre nel cui grembo abiterà per sempre il proprio figlio e figlia, ma che in questo infinito abbraccio saprà esserci sempre e lasciar andare.

I figli non sono nostri. Come madre terra non ci appartiene.

Cooperiamo con l’universo ( o chi per lui, anche fosse soltanto e semplicemente per l’individuo) per traghettare qui su questa terra e nella vita, un figlio e una figlia, dovremmo riuscire a dare loro quelle basi sicure perché poi possa essere ingrado di andare via, per la sua strada, salutandoci e andando.

Un figlio non viene al mondo per compensare le nostre mancanze, i nostri vuoti di amore, ma per evolvere nella sua vita e trovare la sua unica strada.

Essere madre allora assume altro significato e altro spazio, di Libertà.

Spazio di nutrimento perché un figlio possa poi volare via, a dare, a sua volta il contributo per cui è chiamato ad essere.

Ti ricordo madre e ti onoro oggi per la parte che tu hai compiuto in questa mia vita, comprendo i tuoi errori, li vedo, te li riconsegno a te per la donna che sei, ti restituisco le ferite che mi hai provocato, i tuoi sbagli e l’amore che non mi hai dato.
Le volte che non mi hai visto, non mi hai amato, non hai voluto vedere me, ma vedere solo il tuo bisogno su di me, per le volte che mi hai voluta controllare, farmi assomigliare a te.
Ti riconsegno i sensi di colpa e tutti quei ricatti di amore che non mi appartengono, ti consegno le tue aspettative e il tuo bisogno di vivere la mia vita.
Ti riconsegno le paure, i dubbi, la diffidenza, perché non mi appartiene.

Mi riprendo me stessa e il mio diritto alla gioia e al successo alla vita e all’amore. Riconosco il tuo amore e sono grata per avermi condotta in questo mondo. Grazie mamma, ti vedo ti riconosco ti onoro e ora percorro la mia strada.

Dammi la forza di essere madre di me stessa, in libertà e amorevolezza.

Per riuscire ad accompagnare quella bambina sola e persa che ha cercato per tutta la vita quella madre che la conducesse nel mondo, come un mondo pieno di amore per lei.

D’ora in poi sono io che mi vedrò dove tu non mi hai vista. Sono io che mi amerò dove tu hai visto mancanze ed errori.

Lascio andare il rancore verso di te, so che hai fatto quello che era possbile per te, per la donna che eri e per la madre che hai avuto. Ora ti vedo e ti comprendo. E sano la stirpe delle madri venute prima di me, nel momento in cui scelgo di diventare madre di me stessa.

Non cerco più di essere gisutificata da te nel mio diritto di nascita, di vita e di amore.
Faccio pace con la donna che sei.

Mi ri-prendo il diritto di essere io. Ti consegno la tua parte.

Ritorno a te nell’amore e compio da adesso la mia strada.

Le mie madri mi sostengono, mi ricongiungo a loro e mi accingo a vivere il mio essere figlia e madre nella libertà del mio essere donna.

Con questa mia dichiarazione rompo la catena che mi lega alle madri venute prima di me, quella catena di giudizi, ricatti, misconoscimenti e sensi di colpa tramandata di madre in figlia. Scelgo oggi di occupare il mio posto e di diventare madre di me stessa.
Da questo nuovo posto di me posso adesso incontrarti  e vederti in chi sei, davanti a te e poter compiere il mio progetto di vita.

Un abbraccio
Roberta

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