Eccoci al primo vero giorno della Maratona: incontro ravvicinato con il sentiero del potere nascosto: le idee dietro le spalle.
Evviva!!!
Il percorso sarà strutturato in stanze e sentieri che potrai percorrere per giungere a Casa (la Casa che Sei Tu) . Quei sentieri che ti hanno portato via dal tuo potere personale, che sono stati tagliati o interrotti. Quelle stanze parti di te, a volte ignorate o con la luce spenta o ancora con la porta chiusa.
Sentiero dopo sentiero e stanza dopo stanza si creerà un disegno che andrà a comporre e dare una cornice al tuo potere personale. Alleggerito e liberato. Finalmente pronto per farsi esperienza nel mondo.
Che cosa troverai lungo la strada di questo inizio? Te, con le tue prime idee sul potere. Quelle idee che dai per scontate.
Tu per come sei oggi, con le emozioni, paure e realtà del tuo essere donna in cerca del suo potere autentico. Ti farò partire dal qui e ora, con le tue aspettative, i tuoi obiettivi e i tuoi desideri.
Perchè è da lì che comunque inizia un cammino. Da dove si è. Non da dove si vorrebbe essere.
Ti condurrò per mano a definire il tuo intento, e a vedere più da distante il primo livello di condizionamento: quello mentale.
Ovviamente non ti posso anticipare proprio tutto, tutto. Il percorso è da me pensato anche per farti entrare nel movimento mentre lo fai, senza troppo controllo e per potenziare anche stupore e apertura a quello che accade. A stare insomma in quello che c’è. In un pizzico di mistero e sorpresa!
Qua ti posso raccontare uno dei contatti pieni che andremo ad esplorare nel dettaglio.
Il tuo potere spesso è nascosto. Da mille cose. Esperienze, sentimenti, paure, blocchi, fatiche…
Qua iniziamo a vedere quelle idee che hai maturato sul potere nel corso della tua vita, in base alle tue esperienze, alle convinzioni ti sei costruita su come debba essere il potere personale, il tuo in particolare.
Il potere è sporco, il potere allontana, il potere mi ferisce, il potere non mi vede, il potere mi fa sentire soffocata, il potere è brutto, è cattivo, il potere è nero… Il potere mi fa paura, mi fa perdere, può fare male…
Grazie ad una sorta di brainstorming, a domande di wild coaching e un primo video in cui ti condurrò a fare una visualizzazione guidata sul tuo potere. Lo potrai prendere tra le mani…
Oggi, in questo inizio di maratona, ecco il mio invito per te:
– scrivi tre aggettivi immediatamente adesso che hai finito di leggere il mio post, sul potere. Ascolta le prime tre parole che ti arrivano dalla mente, pensandoci ma senza pensarci troppo!
Il potere è…
E scrivile nei commenti qui sotto.
Ancora un passo piccolo ulteriore:
– Quali stati d’animo vuoi ottenere con il tuo potere? Come ti vuoi sentire alla fine del percorso?
– Che cosa ti dà fastidio del potere?
Sarò felice di leggere le tue risposte. E cercherò di rispondere.
Ci vediamo al prossimo articolo sul secondo sentiero: un sentiero interrotto dalle credenze.
Un abbraccio
Roberta
5 risposte
Il potere è: Pericoloso, inebriante, deviante
Scopo: Ottenere serenità; accettazione del dualismo e delle contraddizioni, dei diversi modi di amare.
Del potere dà fastidio la perdita di controllo che spesso ne deriva; il potere esalta, e porta a valicare i limiti che ci siamo imposti: ma proprio per questo è affascinante, e irresistibile a volte.
Cara Giulia mi colpisce nel leggere il tuo commento questo: sembra che tu abbia già trovato un passo possibile per ottenere il tuo obiettivo. Perdere il controllo per valicare i limiti e andare così oltre le contraddizioni… Come ti risuona? Grazie. Un abbraccio Roberta
Cara Roberta, innanzitutto grazie. Davvero. Credo proprio tu abbia colto nel segno, hai dato corpo e spessore a quello che tutt’al più poteva essere un presentimento, magari un’intuizione. Mi torna molto quello che scrivi, e in effetti forse è proprio andando oltre il limite che avvertiamo meno la scissione o il senso di deprivazione: abbattendo il confine, le cose che ci sono al di qua e al di là di esso – cose in contraddizione fra loro – confluiscono; siamo soddisfatti di aver raggiunto una maggiore consapevolezza, quello che ci siamo negati (le cose al di là del confine) finalmente possiamo conoscerlo, sperimentarlo. Tuttavia non posso fare a meno di pensare che le contraddizioni rimangono, benché magari vissute in modo diverso, meno angoscioso e più “fluido”, consapevole, maturo. Tu come la vedi? E quello che anche mi chiedo è: l’eliminazione delle barriere può portare l’individuo a “perdersi”? Intendo, e perdonami se banalizzo: prima avevamo dei limiti (indotti da società, famiglia, morale e quant’altro) che in un certo senso “definivano” la nostra personalità (al di qua del confine il “bene”, al di là il “male”). Certo, magari eravamo “persone a metà”, non realizzate nella loro pienezza. Ma senza più quella linea di demarcazione, in che modo possiamo “ridefinirci”? Ammesso poi che questo tipo di operazione abbia una sua ragion d’essere, certo; forse, in realtà, non ce ne sarebbe alcun bisogno.
Mi piacerebbe molto avere un tuo riscontro su questo punto (Scusami se non son riuscita ad esprimermi correttamente)
Le contraddizioni rimangono. Siamo fatti di contraddizioni. (Almeno questo è quello che penso io). Cambiare punto di vista e punto di osservazione è quello che permette di andare oltre. Almeno questo è quello che come coach aiuto a fare. Eliminare le barriere non è mai un male, per come la vedo io. Un conto sono le barriere, un altro i limiti, i confini e le cornici. Credo che nel momento attuale in cui, appunto come dici tu, sono saltati antichi ruoli e punti di riferimento (morali, sociali, spirituali ecc.), possiamo ridefinirci a partire proprio da una bellissima sfida: espandere noi stessi. Chi siamo, in profondità e libertà. Mi incuriosisce la tua conclusione: forse in realtà non ce ne sarebbe alcun bisogno… di che cosa?
Grazie per il tuo commento. Mi piace molto poter avere un confronto. Roberta
Cara Roberta, innanzitutto grazie. Davvero. Credo proprio tu abbia colto nel segno, hai dato corpo e spessore a quello che tutt’al più poteva essere un presentimento, magari un’intuizione. Mi torna molto quello che scrivi, e in effetti forse è proprio andando oltre il limite che avvertiamo meno la scissione o il senso di deprivazione: abbattendo il confine, le cose che ci sono al di qua e al di là di esso – cose in contraddizione fra loro – confluiscono; siamo soddisfatti di aver raggiunto una maggiore consapevolezza, quello che ci siamo negati (le cose al di là del confine) finalmente possiamo conoscerlo, sperimentarlo. Tuttavia non posso fare a meno di pensare che le contraddizioni rimangono, benché magari vissute in modo diverso, meno angoscioso e più “fluido”, consapevole, maturo. Tu come la vedi? E quello che anche mi chiedo è: l’eliminazione delle barriere può portare l’individuo a “perdersi”? Intendo, e perdonami se banalizzo: prima avevamo dei limiti (indotti da società, famiglia, morale e quant’altro) che in un certo senso “definivano” la nostra personalità (al di qua del confine il “bene”, al di là il “male”). Certo, magari eravamo “persone a metà”, non realizzate nella loro pienezza. Ma senza più quella linea di demarcazione, in che modo possiamo “ridefinirci”? Ammesso poi che questo tipo di operazione abbia una sua ragion d’essere, certo; forse, in realtà, non ce ne sarebbe alcun bisogno.
Mi piacerebbe molto avere un tuo riscontro su questo punto (Scusami se non son riuscita ad esprimermi correttamente)