Quanta vergogna abbiamo provato nelle nostre vite.
Di essere innamorate, di avere paura, di scrutare lo sguardo dell’altro per vedere se andavamo bene, di avere dei sogni grandi, di non essere felici.
Ci siamo vergognate delle nostre parole, della nostra insoddisfazione, dei nostri pensieri, della nostra visione della realtà, delle nostre percezioni e della nostra visione del mondo.
Dei nostri sentimenti, soprattutto quando erano scomodi o troppo grandi e forse inadeguati. Del nostro fuoco, della nostra passione, dell’essere imbranate, non perfette, e soprattutto donne, femminili, amanti.
Abbiamo avuto vergogna di essere potenti e lo abbiamo mascherato sotto le sentite spoglie di buonismo, di donne accondiscendenti, di donne alle quali andava tutto bene, per quieto vivere, per non disturbare troppo, per non sconvolgere equilibri prestabiliti.
Abbiamo nascosto e messo da parte. Malesseri, malumori, visioni diverse della realtà.
Nascosto slanci ed entusiasmi. Desideri forti di vita e di intensità.
Perchè le nostre madri ci hanno detto comprtati bene, non esagerare; un compagno ci ha guardate fastidio, si è vergognato di quella vita potente e pericolosa che vedeva sgorgare in noi. Sei troppo esuberante, chissà che cosa possono pensare gli altri.
La vita che scorre in te mi sconvolge.
E noi ci siamo chiuse, vergognate, tacciato per non degno, non adeguato, non consono. Quel fremito di consapevolezza, di vita, di luce che vibrava potente in noi.
Quella voce che arrivava dal profondo. desiderosa di farsi carne, parola, azione, incontro. Di manifestarsi.
Ci siamo vergognate per prime con noi stesse. Anche sotto un’altra forma.
Vergognate di provare quello che provavamo.
Di rimanere deluse. Da un mondo non in grado di vedere e comprendere.
Deluse e spaventate di dover lasciar andare chi non era in grado di accogliere e vedere.
Un mondo ancora non pronto, indietro. Da dover salutare per scegliere la nostra forza e potere.
Pur di non perdere l’altro abbiamo mascherato con sensi di colpa una realtà che invece vedevamo benissimo. Ma accettarla ed accoglierla avrebbe voluto dire prenderci la responsabilità della nostra visione, del nostro intuito e accogliere amare verità che ci avrebbero trasformato. Della nostra solitudine e pienezza. Dover dire: vedo che non sei pronto ad accogliere la mia verità.
Meglio quindi addossarci colpe che non avevamo, e pensieri e abbozzi di sentimenti, sotto ai quali mettere sentimenti duri da accettare.
Mi hai delusa. Questo non mi piace. Avrei voluto questo. Mi aspettavo che saresti stato così, invece ho scoperto che.
Impossibile da dirsi e da dire.
Meglio vergognarsi. Meglio raccontarsela.
Meglio sentirsi inadeguate, sciocche, sbagliate, non viste e non volute.
Piuttosto che dire: io non voglio essere trattata in questo modo, non voglio questo, voglio… io penso, provo, vedo, so andare oltre.
Quanto ancora scegliere la tua vergogna?
Quanto ancora nasconderti dietro a questa coperta di nascondimento che ti impedisce di esistere?
E se togliessi quel velo e quel giudizio che pesa così tanto da portarti a nasconderti in un angolo, quale te potrebbe finalmente manifestarsi?
Riprenditi la tua vergogna e trasformarla.
Un abbraccio
Roberta