Scelgo di vivere tutto il potere del mio femminile

Per ricominciare, e creare movimento nella nostra vita, si passa, inevitabilmente, da una scelta e da un permesso.

Tali due movimenti interiori possono arrivare a noi in diversi modi. Possono giungere quando non ne possiamo veramente più di ritrovarci sempre nelle stesse situazioni, quando siamo sature fino nelle ossa di ripetere sempre gli stessi schemi, di ritrovarci nelle stesse situazioni e di soffrire, (attiro a me sempre lo stesso tipo di uomo, non so più veramente che cosa fare per stare meglio… ) oppure in un attimo folgorante di consapevolezza, un insight, quando qualcosa dentro di noi ad un certo punto fa click, consapevolezze macinate per mesi, all’improvviso si mettono a posto e la scelta arriva: sì, lo faccio, faccio questo passo per…me. Sì, mi do questo permesso, si, posso e lo faccio. Finalmente sì.

Dalla scelta al permesso, il secondo passo, quasi in tandem, in relazione l’un con l’altra.

Se non c’è un darsi il permesso interiore, la scelta non arriva, se non si compie un atto di scelta interiore, il permesso di dire sì a se stesse non giunge.

A che cosa sto pensando? A reiterati schemi nella scelta del partner, ad esempio. Partner che ci fanno soffrire, che alimentano la sindrome da crocerossina; a chi continua a cercare sempre lo stesso tipo di uomo, ad attirare a sé uomini che si rivelano inaffidabili, incapaci di amare, infantili, o che comunque non hanno le condizioni per stare in una relazione adulta, dove dare e ricevere sono sullo stesso piano, al confine.

Possiamo andare avanti anche tutta una vita, convincendoci che siamo sfortunate, che non piacciamo, che non siamo amabili, che intanto tutti gli uomini sono così. Rassegnazione e inadeguatezza cronica diventano le nostre compagne.

Ci perdiamo così tutta una grande fetta del cuore.

Ma se non scatta in noi uno sguardo diverso, non c’è verso.

Un primo passo è quello di lasciar entrare in sé il dubbio: che forse stiamo vedendo soltanto quello che vogliamo vedere, perché tale incrollabile certezza ci rassicura nella nostra tristezza e nel nostro ruolo tanto caro di donne non volute, senza speranza.

Quando troviamo invece quell’energia interiore di alzare la testa per vedere al di là dell’ipnosi dentro alla quale ci siamo messe, possiamo vedere come la realtà la costruiamo noi.

Noi abbiamo questo grande e reale potere.

Di far cadere il velo delle nostre convinzioni, di muovere un passo nel mondo altro delle possibilità, dove esistono infinite realtà possibili. Comprendere che abbiamo sposato un copione da “le donne devono soffrire” e fare un ulteriore passaggio nel mondo del “mi do il permesso di”.

Sì perché spesso si passa da qua, per sciogliere quei muri di false credenze, si va da un’altra parte, nel mondo del permesso.

Un mondo che ha un sentire diverso, che non è quello del sacrificio, dell’inadeguatezza e del senso di colpa.
Un mondo dove non dobbiamo fare tutto noi e invadere il campo dell’altro, per troppo fare, per finto amore; dove possiamo restare su di noi, per quelle che siamo, sentire i nostri bisogni, la loro legittimità e lasciarci incontrare. Insomma senza strafare, senza modificarci per piacere a tutti i costi.

Un mondo dove echeggiano frasi come “mi do il permesso di vivere la mia femminilità” e quindi di viere la seduzione che è in me, il gioco delle parti con il maschile, di cercare un maschile che sia capace di cercarmi, di corteggiarmi, di essere uomo. Ed io mi do il permesso di osare di essere donna, donna che seduce, che gioca, che accoglie e che si lascia incontrare.

Donna pronta a stare nel suo femminile, a viverlo in tutto il suo potere e a non sentirsi in colpa per questo.

Roberta

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