Gloria mi scrive un pomeriggio, all’improvviso, con un messaggio in cui non dice altro se non che è arrabbiata. Tanto, tantissimo.
La incontro dopo poco tempo. Una donna magra, stanchissima, come prosciugata dalla rabbia che ha dentro. Ha un’energia fortissima, ma quasi tutta senza direzione, come se non sapesse da che parte poter mettere e posare ( e lasciar riposare) tutto quello che sente dentro.
Come se la rabbia che sente fosse più forte di lei.
Sento che ha bisogno di argini definiti, dentro ai quali incanalare tutto questa energia potente.
Ha bisogno di pulire questo sentimento prima di tutto da un forte giudizio di negatività e quasi di orrore.
Gloria ha 47 anni, una famiglia, un lavoro che le piace ma per il quale ha perso entusiasmo.
Gloria è stanca.
Il nostro percorso iniziale si svolge nell’ascolto del racconto del suo sentire e nel dare forma e figura a quello che prova.
Ci aiuta il disegno. Con i tratti colorati riesce a dare colore e contorno a quello che prova: la sua rabbia diventa un grande mostro dagli occhi rossi che, senza voce, butta fuori soltanto grida e suoni antichi, senza parole.
Nel disegnarlo piano piano il mostro si rimpicciolisce, qualcosa si placa e inizia il dialogo, con lui.
Spiega le sue ragioni. Parla lui in nome di Gloria. Nasce quando era piccola, quando non era ascoltata da un padre assente e rigido che sapeva solo dirle quello che non doveva fare, incapace di entrare in empatia con lei soprattutto quando fragile e spaventata, e da una madre sempre in ansia e preoccupata, che la sommergeva di insicurezza e sfiducia.
Gloria si sentiva in gabbia, lei che aveva così tanto entusiasmo per la vita e sogni, non si sentiva accolta nella fiducia, ma sbarrate le strade ovunque si girasse. Non vista, non voluta, misconosciuta.
Il mostro era molto arrabbiato con quei suoi genitori che non l’avevano capita, supportata, instradata nella via della vita e della fiducia. Ma soltanto chiuso porte, tappato luci e vita.
Finalmente poteva parlare, avere diritto di parola, lasciarsi amare. Adesso adulta scopre, nella relazione con me, le parole e i sentimenti da potergli trasmettere.
E la rabbia piano piano, una volta vista, riempita di parole e bisogni antichi, si ridimensiona.
Diventa energia buona che può usare per se stessa. Riscopre i suoi bisogni e sogni antichi, inizia un dialogo interiore con quei genitori che tanto l’avevano fatta soffrire. Comprende che ormai quei genitori appartengono al passato e si dà il permesso di chiedere. A loro come figlia e a se stessa, esprime finalmente i suoi bisogni. Non è più chiusa nella solitudine di un sentimento che riversava contro se stessa.
Gloria nel tempo comprende che l’essenza di quella sua rabbia è la vita, quella che ha dentro, che vuole prepotentemente vivere, vivere tutte le energie di cui è fatta.
Lascia andare il passato con un rituale. Scrive una lettera a quel mostro che l’aveva accompagnata per così tanti anni, affida la sua lettera al mare, una mattina d’inverno.
Ora è libera per iniziare una nuova vita con se stessa.
Grazie Gloria per il dono della tua energia e per il coraggio che mi hai regalato in questo tuo cammino.
Roberta