WANTED – Parte prima

… ricercato da una settimana, non potrà nascondersi ancora a lungo e scegliere la notte o i momenti di solitudine per farsi vivo. Rachele, ormai satura, ha deciso di spargere la voce e di dargli la caccia. Non gli ha mai parlato faccia a faccia, si è sempre nascosto nei sussurri dietro le spalle, nei mal di stomaco, nei blocchi d’aria. Ma da oggi la voce si è sparsa e tutti stanno fremendo. Ora dovrà uscire allo scoperto perché tutte si sono alleate per stanarlo, costringerlo a farsi vedere, a rivelare la sua immagine e farlo parlare vis a vis. Il momento è giunto, i nodi vengono al pettine, dovrà lasciarsi interrogare e giungere ad una contrattazione. Non può più decidere e fare terra bruciata…

E’ così per tutte. Le puoi chiamare false credenze, convinzioni limitanti, lo puoi definire autosabotaggio, predatore naturale, Barbablù, corvo, rompipalle, torturatore instancabile…

… è sempre lui. Quel tarlo interiore che blocca, soffoca la vita, ci fa la guerra, ci mette i bastoni tra le ruote, taglia le gambe, impedisce di avanzare nelle nostre vite.

Sempre pronto a toglierci la terra da sotto i piedi, a mettere in dubbio i nostri sogni, i nostri talenti, la nostra possibilità di riuscire e di sognare in grande.

Una fatica immensa, un prosciugatore di energia nei confronti del quale spesso non sappiamo proprio che cosa fare, schiacciate da tanto peso. Sfinite da una lotta a perdere.

È quella voce nella mente che fa capolino quando cerchiamo di vivere. Quando sentiamo pulsare dentro tutta quella vitalità che non chiede altro che farsi esperienza, che manifestarsi, che essere-nel-mondo. E lui o lei arriva. ( A proposito, per te è maschio o femmina?). Con quel dubbio che prende mille forme differenti.

Subdolo a volte, si maschera da “grillo parlante”, da sano senso di realtà, da saggezza, da maturità, da saper vivere. Da grandiosa razionalità. E che fa? minimizza, fa procrastinare, rende banale quello che non è, giudica, aggancia con i sensi di colpa.
Farò bene? Vorrei tanto cambiare lavoro, ma di questi tempi come faccio? Proprio io? Figuriamoci se riesco… ma se cambio città mia madre come farà? E se poi mi sbaglio a lasciare il mio compagno? Ma cosa vuoi che mi illuda, devo rinunciare a quel sogno, non ce la farò mai… aveva ragione mio padre quando mi diceva che nella vita non c’è spazio per la gioia e per l’amore. Aveva ragione mia madre quando mi diceva che avrei dovuto… ma cosa vuoi che sia quello che so fare, sono cose semplici che sanno fare tutte.

Ancora più difficile vivere insieme a lui/lei.

Perchè è un mutaforma. Ha preso le parole della sfiducia ascoltate nell’infanzia, lette sui libri, apprese dagli insegnanti, e tanto dall’educazione ricevuta. Madri che ci hanno trasmesso le loro paure e rigidità, padri che ci hanno fatto respirare i loro fallimenti e la loro assenza di speranza, e noi abbiamo selezionato con cura tutte quelle prove a loro sostegno per confermare le teorie ascoltate. Votate a dei di sacrificio, di rinuncia e sofferenza. Perchè chi si accontenta gode

Insomma, lo nutriamo per bene e facciamo di tutto, nonostante le apparenze, per tenerlo in vita.

Confessiamocelo, gli siamo affezionati. È un po’ come per la sofferenza. Desideriamo tanto essere felici, ma abbiamo perso l’abitudine alla gioia e non sappiamo poi bene come potrebbe essere. La sofferenza un po’ ci tiene compagnia. La gioia e il successo ci spaventano.
Così lui fa parte di noi e temiamo una vita senza. In fondo ci fa compagnia da sempre. Come sarebbe se non ci fosse proprio? Ci hai mai pensato veramente? Come sarebbe se una mattina ti svegliassi e sentissi che se ne è andato, e di nuovo la mattina dopo… so che per un po’ di tempo staresti vigile ad aspettare il suo ritorno…difficile crederci. Proprio nel senso di dare il cuore.

Che fare dunque?

Come lasciarlo andare?
FAI IL SUO IDENTIKIT

lo voglio ancora con me? voglio ancora sentire la sua voce?

RISPONDI. Chieditelo seriamente e risponditi. Scrivilo su un foglio: non voglio più…

Poi, fagli l’identikit, il più minuzioso possibile. Disegnalo persino a appendilo in casa con la scritta WANTED (ah ah ah ) ;). Battute a parte:

1. Dagli un’identità e una forma. Quella di un animale ad esempio. “Che animale è?” è maschio o femmina?

2. Dagli una voce e delle parole precise: “Che cosa mi dice?”.
Ha delle frasi ricorrenti?
Ogni giorno per una settimana segnale, e poi la sera chiudile in uno scrigno.

3. Qual è la sensazione principale? “Come si comporta con me? Come mi fa sentire?”.
Mi stringe come… mi parla con…

4. Inizia a dialogare con lui a partire dai sentimenti: “quando mi dici così, io mi sento…” “vorrei che tu…

5. Scrivi la sua storia, come è nato, che forma ha preso, perché ha scelto proprio quelle frasi, come si è trasformato negli anni… scrivi anche il suo finale!

… come morirà  😉 o si trasformerà… 😉

Roberta wild

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