La mia Formazione

Bisogna avere un caos dentro di sé per generare una stella danzante
F.Nietzsche

Se riguardo la mia vita fino ad oggi, posso vedere quel filo rosso che mi ha condotta fino a qua, fino ad essere un wild coach. Oggi ne vedo il disegno.

Nasco ricercatrice nell’anima, da sempre le mie domande su come e perché mi hanno spinta a cercare, e a trovare quella strada che mi conducesse a poter vivere la mia autenticità e i miei talenti, a trovare alcune delle risposte che cercavo, e il mio posto nel mondo, quel posto che rispondesse alla domanda:”perché sono qua io?” e ancora “come posso manifestare tutta quella che sono?“. 

Oggi ho trovato alcuni dei modi possibili e so che tutto è ancora in trasformazione.

L’inizio non è stato semplice e lineare.

Ho dovuto farmi venire un esaurimento nervoso per poter dire a me stessa e al mio mondo familiare che volevo poter vivere nella mia vita le mie passioni. Ero già un outsider, o pecora nera…! Dopo aver invano tentato di fare giurisprudenza (per seguire le orme materne), finalmente, con determinazione, scelgo Filosofia all’Università, e da lì spicco un primo assaggio di volo, dentro e fuori di me. La filosofia ha rappresentato la risposta giusta per me, in quel momento, per me che ero affamata di conoscenza e di domande e risposte. Ovviamente non trovai tutte le risposte, ma continuai a cercare, da buona donna selvaggia in erba.

Il Dottorato di ricerca in Bioetica mi ha permesso quindi di continuare, in una ricerca, tuttavia, che non era semplice speculazione filosofica, bensì che univa le domande dell’etica con la vita concreta, in questo caso dei malati terminali e dei problemi di fine vita: “etica applicata”. Diritto di morire, capacità decisionale del paziente, consenso informato, sì all’eutanasia, living will, sono stati i miei cavalli di battaglia per anni, nelle relazioni ai convegni, negli articoli, nei testi pubblicati. 

La ricerca universitaria “purtroppo” si interruppe dopo il dottorato, anche se, vista dalla prospettiva del mio oggi, non fu poi così un errore: nella sola ricerca accademica non avrei potuto esprimere altri miei talenti che ho potuto scoprire nei lavori successivi.

Lavorare in una cooperativa sociale e vivere concretamente le difficoltà quotidiane delle persone con disabilità, mi ha permesso di toccare con mano le mie capacità di empatia, di lavorare per obiettivi, di trovare soluzioni e di prendermi cura, mantenendo un sano confine. E soprattutto di comprendere una delle mie vocazioni: difendere i diritti. Dai malati terminali, alle persone con disabilità, oggi le donne. In questo vive un aspetto del mio essere donna selvaggia e ribelle.

Non contenta tuttavia di quel solo lavoro, finalmente, più di 15 anni fa, ho potuto vivere uno dei sogni che portavo nel cuore e nell’anima, da sempre: la mia passione per la psiche umana, la curiosità per tutto quello che ha a che fare con l’interiorità. Quello che mi muoveva e muove ancora oggi è l’attenzione profonda per l’animo umano ed il desiderio, altrettanto profondo, di trovare il modo per liberare le persone da condizionamenti e insabbiamenti. Insomma, una ribelle. 

Feci così un master dopo l’altro, master in counseling prima e in coaching, poi, entrambi gestaltici integrati. Non mi dilungo in una storia della psicologia della Gestalt, quella corrente della psicologia umanistica, che nasce negli anni ’30 dagli studi sulla percezione, e che si sviluppa in tutti i campi grazie alla figura di Friz Perls.
Mi piace citare qua un solo concetto: il rapporto figura-sfondo, che in senso lato mette in risalto come spesso teniamo sullo sfondo tutto quello che potrebbe veramente cambiare le nostre vite, e spesso sullo fondo si nasconde tutto quello che ci guida in realtà e che, se portato in figura, può aiutarci a cambiare.

Sono contenta di aver scelto di essere entrambi, perché completano gli strumenti che posseggo e perché esprimono entrambe le mie parti, sia il mio femminile, sia il mio maschile. Il counseling ha potenziato la mia parte più femminile, di ascolto, empatia ed accoglienza; il coaching, il mio maschile più direttivo e normativo. Oggi li alterno a seconda della persona che ho davanti.

Nel mio presente posso dire di essere giunta ad una integrazione “magica”, in cui posso vivere e integrare molte delle mie passioni: la ricerca, non smettendo mai di leggere e di studiare, e il poter aiutare altre persone a stare meglio nelle loro vite, grazie a quegli strumenti che possiedo.

In ultimo, non meno importante, la scrittura. Scrivevo già ad otto anni racconti e diari, e ho continuato sempre, senza mai smettere. Tuttavia, soltanto due anni fa mi sono data il permesso di scrivere e di vedermi anche come una scrittrice. Non potrei mai smettere, perché amo comunicare, e in questo vive il mio desiderio profondo di creare connessione e sorellanza con il mondo.

Uno dei sogni che mi muove profondamente e sostiene, nel fare il mio lavoro di coach, è di poter essere un reale contributo per le persone che incontro. Poter compiere un pezzo di strada insieme e poterli aiutare a liberare la loro vita. Se avrò contribuito a renderla migliore, avrò dato forma a quella che so essere la mia missionerisvegliare e proteggere la vita sacra.

Roberta wild