Cresciamo e pensiamo di dover abbandonare la bambina che siamo state.
Come se crescere fosse fare un salto, dall’infanzia (congelata e mollata lì…) e ooop subito nel mondo degli adulti: strano, spigoloso, ostico, difficle, incomprensibile, rigido…
Diventare grandi che cosa ha voluto dire per te?
Fore abbandonare sogni, irrigidirsi, spegnere parte dell’entusiasmo, sommerse di doveri e di sforzi.
“Si, hai questo sogno, hai questa passione, però poi devi, dovrai…”
Abbiamo costruito noi questa realtà. L’ha costruita chiunque ci abbia detto nell’infanzia che non avremmo potuto realizzare i nostri sogni, che nell’amore ci saremmo dovute sacrificare, stringere i denti, soffocare parti di noi, essere serie, avere senso pratico…
e così la nostra realtà parola dopo parola, frase dopo frase si è creata… esempi seguiti dopo esempi. Abbiamo scambiato le rinunce, gli occhi tristi, la fatica, il non si può fare, per vita, quella che i grandi vivono.
E la nostra bambina dove se ne è andata?
Ha vissuto? O si è nascosta sotto le coperte? Tenendo stretto stretto un sogno …di gioia.
Quella bambina che credeva tutto possibile, alla quale ridevano gli occhi di nulla, che si svegliava felice e speranzosa.
Credo che, con amarezza, tutte noi, prima o poi, abbiamo dovuto metterla un po’ da parte, per affrontare quella realtà difficile che tutti ci avevano già avvisato avremmo incontrato.
E che puntuale si è presentata. Nel lavoro faticoso, in una relazione andata male, nelle incomprensioni e solitudini.
E lei laggiù, sola e dimenticata. Sofferente, e nascosta nei ricordi di come eravamo, e non siamo state più. Relegata nei ricordi e nei diari. Messa in una soffitta fatta di sciocchezze, di risate sceme, di imbarazzi timidi e occhi grandi.
E’ andata via? O forse c’è ancora lei laggiù?
Per “crescere” l’abbiamo congelata, come la nostra parte più vera e autentica. Lei non ha smesso di esistere. Si è solo silenziata, ma le sue ferite parlano ancora. Nei nostri vuoti di oggi, nei nostri bisogni profondi, nelle realtà che ci arrivano oggi e ci riporterebbero laggiù. In fondo per lei il tempo non è passato, lei vive in un senza tempo, dove vivono ancora quei bisogni, quelle ferite, ma anche quei sogni e quelle speranze.
Che cosa sta aspettando? Che tu la vada a trovare di nuovo e le parli. Tu donna adulta di oggi, con la tua sapienza di ora. Che cosa le potresti dire?
Raccontarle chi sei oggi, che donna sei diventata, la tua storia, come sono passati gli anni, quello che hai fatto per lei. Perchè tu hai vissuto anche per lei, anche se hai cercato di dimenticarla. E lei lo sa. E ti ha parlato nei sogni, nei desideri, nelle speranze. Perchè là dove tu sei bambina, là abitano in te la tua purezza, i tuoi occhi aperti alla vita. Abita la fiducia nel mondo e nel domani.
Parlale, ma ascolta anche quello che lei ha da narrarti. Prendila per mano e raccontatevi. Tu con la tua protezione di adulta sacerdotessa, lei con la sua pulita speranza, così forte e potente da sollevare le montagne. Lei conosce i segreti della vita. Lei sa la via. Lei conosce i tuoi segreti. Incontrala, abbracciala. Ora puoi tu prenderti cura di lei.
E amarla come si merita. Restituiscila alla dignità della tua realtà di oggi. Insieme potrete fare della tua vita un capolavoro. E giocare, giocare tanto… e ridere, ridere…
Un abbraccio.
Roberta