Il talento mi ha sempre incuriosita. Si sente spesso dire “hai talento“, in che cosa sei bravo?… in che cosa ti distingui insomma...chi sei solo tu e nessun altro? in che cosa eccelli?
Ad esso rimandano termini come dote, capacità, attitudine, inclinazione, tendenza, propensione, disposizione, predisposizione, indole, estro…e così via.
Ma quando si tratta di scoprire il proprio o i propri talenti, grazie ai quali fare la differenza nella nostra vita, iniziano i guai…ci guardiamo intorno spaesati non sapendo da dove iniziare, che cosa cercare, che cosa chiederci, a chi chiedere, che cosa osservare di noi, e dove “spenderli” per distinguerci, per dare la nostra impronta unica.
Ci sforziamo allora di capire, di analizzare, di cercare in quale cosa eccelliamo, in che aspetto ci diversifichiamo dagli altri, in che siamo unici…per farne cosa poi, non lo sappiamo veramente. Forse, crediamo, per emergere, per primeggiare, per poter competere meglio, per vincere persino, o addirittura per soffrire meno e per avere maggior successo, anche economico.
Insomma cerchiamo disperatamente i nostri talenti, fin da piccoli questa storia ci ha incuriositi (visto l’interesse dei grandi), da quando ci sentivamo elogiati per quel disegno particolare che avevamo fatto o perché sapevamo intonare senza sforzo quella canzone o forse perché riuscivamo a scrivere dei bellissimi pensierini a scuola.
Ma siamo sicuri che il talento nostro sia proprio lì?
A che cosa ci serve scoprire qual è il nostro talento?
Che cosa ci è stato detto dei nostri talenti?
Adesso fate pausa un attimo, e seguitemi.
Immaginate una stanza dove c’è una certa penombra. Vi accoglie una musica strana, diversa e caotica, che non avete mai ascoltato prima. Non vi sembra neppure una musica, ma sono frammenti di suoni disconnessi tra loro. E’ il caos insomma. E ora iniziate a vagare per questa stanza, cercando di mollare la testa, i pensieri e lasciandovi guidare unicamente dal caos che regna. Vagate un po’ ottusi, non capite quasi nulla, siete calati all’improvviso in questa dimensione di dis-ordine. Nulla sembra avere senso. Lasciate andare l’ansia. Rimanete in attesa, se potete lasciate che accada e lasciatevi portare.
Poi, di colpo, il silenzio scende.
Ci siete solo voi, senza pensieri, senza sforzi, senza ragionamenti, senza impegno. La vostra storia non c’è in questo momento, non siete figli di, non siete più Giacomo, Gianni, Alessia, Bianca, Silvana, Paolo…siete un altro nome, un altro suono è dentro di voi, senza giudizio. Vibra in voi un’altra energia.
In quel momento ci siete veramente solo voi, con chi siete in profondità, con la vostra mente profonda e unica ed è proprio quella che emerge da quel frastuono primordiale, che sa tanto di inizio dei tempi, che suona di anima antica, di cervello primordiale, ma non per questo meno profondo e saggio.
Se poteste disegnare ora su un foglio chi voi siete cosa disegnereste? ecco quella è l’immagine di voi. Un segno, deciso, ma neanche troppo evoluto. Un segno su un foglio. Che dice senza parole. Che dice tutto nella sua unicità.
Il nostro talento appartiene a tale dimensione. Una dimensione che non è fatta di sforzo, di impegno. Non c’entra nulla con il dovrei essere, con ‘se mi impegno ancora ce la posso fare’, con il devi essere, devi sembrare, devi provare, devi volere. Il talento non appartiene al giudizio, e neppure alla storia che abbiamo vissuto finora.
Il talento, ciò che noi siamo in profondità e che siamo chiamati ad essere è la nostra unicità, la ghianda di J.Hillman, l’edera che non si chiede nulla e che non può che essere edera ed arrampicarsi.
Esso ha un suo suono, un suo proprio nome diverso da quello che ci è stato dato alla nascita, ha delle proprie vibrazioni, abita nel disordine e vive nella creatività, è un nostro occhio che guarda, filtra, elabora e rigenera immagini nuove. E’ puro gioco che non si chiede perché sta giocando. Appartiene al mondo del mistero e vive. E’ abbandono al fluire delle cose, è apertura.
Ogni tanto chiediamoci allora: da quanto tempo non accade più nulla di nuovo e di inaspettato nella mia vita? Oppure, quanta fatica e quanto sforzo sto facendo nelle mie giornate? O ancora, quanto di questo dolore che vivo, di questa malattia esprimono un talento che sto soffocando e che invece vorrebbe vivere?
Se tutto è fermo e dominano sforzo e fatica, non stiamo vivendo quello che siamo, la nostra deep mind, il nostro talento. Fermiamoci allora e creiamo un po’ di caos.
Roberta Bailo
Se vuoi un aiuto per scoprire chi sei, per conoscere i tuoi talenti e per liberare le tue potenzialità, mi puoi scrivere qua e ti contatterò al più presto. Ti ricordo inoltre che ci possiamo incontrare anche via skype.