Lacrime leggere…

Non possiamo non soffrire. Ma possiamo soffrire in modi diversi, più leggeri, almeno per alcune sofferenze. Possiamo portare il soffio della vita dentro. E trasformare ciò che chiamiamo sofferenza in altro, con altri nomi. Movimenti del cuore.

Tanta parte della nostra vita credo sia energeticamente impiegata a non soffrire, a cercare scappatoie più o meno castranti per non stare nel “Sentire della vita”. Ci mancano tanto le emozioni e i sentimenti, ma poi quando questi arrivano, ci spaventiamo. Perchè siamo abituate (ed educate) a considerarne degne di nota soltanto alcune.

Abbiamo assorbito genitori spaventati, irrigiditi, giudicanti, che usavano mille modi comunicativi per arginare dolore, morte, perdita e paura. Ansia, rabbia e frustrazione ci sono state buttate addosso, incapaci loro di gestirli, persi in ruoli a volte troppo grandi, incapaci senza colpa di accogliere e di non scaricare fuori sentimenti troppo forti e spaventevoli.

Sei strana, ma sei pazza, ma non fare così… ma che cos’hai? Sei esagerata… ma su dai non prendertela in questo modo… come sei sensibile! che permalosa…

Quelle emozioni “negative” non socialmente accettate, considerate da non mostrare, perché altrimenti escluse. Chi sa vivere è sempre felice, sempre allegra. e non deve far vedere se per caso…

Doveroso quindi nascondere timidezza, insicurezza, malinconia, dolore, tristezza, perché scomodo, disturbante, senza apparente risposte. Quante di noi, voi, sono state messe da parte di fronte ad una morte, quanti eufemismi abbiamo digerito come “brutto male”… La sofferenza diventata così un tabù, come la morte. Ingigantita così dall’omertà e dal silenzio. Non si può piangere, non si può… non posso farmi vedere così. Non posso provare questo. Sono strana, sono diversa. Perchè provo, mi commuovo, vibro…

Qui il centro e la conseguenza: sentimenti trascinati, ingigantiti perché impediti e bloccati nel loro fluire, all’origine. Chiusi nelle gabbie del non posso farmi vedere così, crescono fino a diventare mostri spaventosi, impossibili da avvicinare, che ci dominano e tengono ancorati lì. Stagnano e controllano. Sono asfittici, senza possibilità che entri nulla, perché se entrasse l’aria diventerebbero vivi, e come tali potrebbero anche sciogliersi e fluire…

Qui necessario recuperare la spontaneità delle emozioni e dei sentimenti, TUTTI. Così che possano fluire nella circolarità.

La paura ci fa soffrire, la noia ci blocca e infastidisce come una mosca, l’amore ferito o anche solo il desiderio di amore, spesso ci conduce a stringere il cuore, ad avere ancora paura di mostrarci con i nostri desideri e bisogni, la mancanza urla spesso da lontano, aver perso il senso ci fa sentire soli e lontani nel buio. La rabbia non vorremmo sentirla, ci appesantisce, grava sulle spalle, irrigidisce le labbra e le mascelle. Quando emerge ci spaventa e vorremmo subito poterla ritirare indietro, ci sentiamo inadeguate e troppo. Paura di essere punite ed abbandonate giunge a noi in un attimo. Per non parlare della delusione, amaro peso da guardare, spaventoso quanto cadere dal paradiso, compagna dell’amarezza di fronte ad una realtà che a fatica guardiamo, ma non vorremmo vedere.

Gelosia, vergogna, fastidio, invidia, imbarazzo, giudizio…

Le emozioni e i sentimenti non sono in realtà né negativi né positivi. Essi sono.
“L’esterno” ci ha condotte a giudicare alcune buone, altre non buone.

Da qui tutti gli sforzi, a volte sovrumani, per non provare, per stritolare il nostro cuore, per farlo entrare dentro spazi angusti, da cui ingoiare fastidi, fare finta di non provare certi sentimenti.

Da qui lo spegnerci. E la noia. E l’autoflagellamento. Il mal di pancia, la stanchezza strana, lo sguardo perso, la noia, il nervosismo, l’inquietudine.

Sentimenti ed emozioni vissuti così, altro non fanno che alimentare quella convinzione di fondo di non poter essere felici, deterministicamente destinate a vite accomodate, mezzo vissute, senza completezza.

Vite a metà dei loro colori, dove anche la gioia può trovare poco spazio, perchè monca, senza l’altra sua parte, quell’altro colore che completa il sapore della vita.

Un abbraccio
Roberta

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