L’aggressività, il nuovo tabù del nostro mondo

Nonostante l’aggressività sia presente ovunque nel mondo in cui viviamo,nella sua forma estrema, le guerre, o per fare un altro esempio, nella violenza domestica, di cui leggiamo e ascoltiamo notizie ogni giorno, purtroppo, essa è divenuta il nuovo tabù.

Se in passato erano, prima la morte, poi il sesso, i tabù che dominavano le società, i costumi, i rapporti interpersonali, per cui di morte non si poteva parlare o così di sesso, permeato com’era di giudizi morali e di sensi di colpa, oggi l’atmosfera della quotidianità delle famiglie, delle case e delle scuole si snoda secondo una modalità di vivere e percepire l’aggressività, anche quando questa è sana, fatta di paura, affrontata con giudizio e vissuta con resistenza, “perché un bravo bambino non fa così”… 

Rabbia, aggressività, violenza, sono sentimenti che oggi spaventano e che vengono confusi e mescolati in un calderone di etichette e di giudizi negativi, tutti messi sullo stesso piano. Il passo dal giudicare una reazione aggressiva come comportamento socialmente inaccettabile è diventato breve e pericoloso. Penso soprattutto al mondo della scuola, dove bambini e ragazzini che dicono dei no, ad esempio, (tanto sani per una crescita basata su autostima e fiducia nel mondo) possono venir subito etichettati come problematici; o penso al problema così diffuso e subdolo del bullismo.

Ovviamente il discorso sull’aggressività è molto complesso e si snoda su più livelli; quello che in questo breve articolo voglio trasmettere è semplicemente uno spunto di riflessione su come tendiamo spesso a rifiutare immediatamente una risposta aggressiva e ad etichettarla come pericolosa, solo perché siamo spaventati e non ci sentiamo in grado di gestirla, proprio perché noi stessi giudichiamo (e siamo stati giudicati) male una reazione del genere.

Sarebbe utile iniziare a distinguere le reazioni aggressive  distruttive da quelle costruttive. E in seconda battuta domandarsi quale sentimento o emozione o frustrazione o dolore si nasconde e non trova le parole per esprimersi dietro ad una reazione brusca, se non violenta.

Insomma ascoltiamo al di là.

Un ragazzino di 12 anni che urla e rompe tutto che cosa sta chiedendo a noi adulti?

In conclusione, mi piace citare Jesper Juul Negli ultimi tempi non si tende solo ad etichettare come “problematica” l’aggressività da parte di bambini e adolescenti. Si è anche propensi a non vedere di buon occhio qualsiasi stato d’animo nella vita familiare o scolastica diverso dal “sentirsi felici”. (…) L’aggressività costruttiva è come la sessualità e l’amore: tutti e tre rendono possibile l’esistenza, arricchiscono le nostre relazioni, ampliano la comprensione e migliorano la qualità della vita. Abbraccia dentro di te questi tre aspetti dell’esistenza e sarai in grado di garantire spazio a ogni bambino e a ogni ragazzo che spera e conta su un adulto capace di guidarlo e dimostrargli empatia”  (“Bambini con le spine. Affrontare abbia, prepotenza o isolamento in modo costruttivo“, Feltrinelli, Mi, 2015).

Concludo questo inizio di riflessione su un tema per me molto interessante, con alcuni spunti.

Quali immagini vi evoca l’aggressività? Come la vivete nel quotidiano? Quali parole o ricordi arrivano subito?

dott.ssa Roberta Bailo

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