#STORIES SARA: quando parla la stanchezza

Sara ha il corpo esile e asciutto. Lo sguardo è spento quando si siede sulla poltrona. Si siede mollemente e non muove neanche un sopracciglio.
Non ha voglia di parlare eppure mi guarda come se io potessi dirle tutto il mondo in un attimo. Il suo silenzio parla più di mille parole.
“Sono stanca”, riesce a dire ad un certo punto. Quale sia la sua stanchezza non è ancora dato conoscere, ma è stanca, così dice a me e a se stessa.

Un lavoro che la assorbe tutto il giorno, un compagno che sembra non vederla, che la assilla con “lascia perdere”, “cosa ti illudi ancora” “intanto la vita è così”…eppure Sara è venuta da me. Con una domanda nel cuore che neppure lei ancora sa di avere. Eppure ora è qua con me e mi guarda. Chissà in questo suo “sono stanca” quante delusioni, quante stanchezze, quante speranze.

Sara lavora, ha un compagno, un figlio. Fa le vacanze. Ha delle amiche. Ha una storia di genitori, un fratello, dei sogni di bambina.
Ma tutto questo ora tace. Parla, nel silenzio, la sua stanchezza, di donna schiacciata.

Inizio un racconto, allora. Un racconto di magia e di tempi lontani. Un racconto di una vecchia saggia, che trascorre le notti a raccogliere ossa: una vecchia che sa, che crede ancora nella vita e nella forza delle donne resilienti.
Una vecchia che non si ferma finché non ha ricostruito uno scheletro di lupa. Una vecchia che canta alla fine, un canto potente. Canta il canto della storia di questa donna, che, ravvivata e trasformata, inizia a correre libera nel bosco.

Sara ha un breve lampo negli occhi. La vecchia ha toccato il suo cuore con il suo canto. Sara inizia a parlare e racconta la sua stanchezza.

Il nostro incontro di donne selvagge è iniziato. Non sappiamo dove ci condurrà, ma l’importante è che ci siamo, che abbiamo avuto un inizio, io con lei e lei con me.

Buona notte Sara, buona notte a tutte le donne come te, resilienti e coraggiose.

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