Quale maschile hai in te?

So che associamo il potere al maschile. E abbiamo un’immagine: l’uomo, che ha detenuto e detiene socialmente il potere. Ancora oggi facciamo comunque i conti con questo. E spesso di fronte al potere maschile ci sentiamo intimorite. Paura di essere sopraffatte. E scimmiottiamo il suo modo di essere potente. Di pari passo ne abbiamo paura, di quello che abbiamo noi dentro. Paura che possa essere distruttivo se manifestato in tutta la sua forza dirompente. Paura che possa nuocere, recare danno, tagliare di netto, sottomettere. Perchè abbiamo interiorizzato un’immagine e un’energia di potere di questo tipo.
Ma il nostro potere è differente. Ha un’energia diversa, si colora dei tratti del femminile. Si integra armoniosamente in un maschile colorato di femminile e in un femminile rinforzato dal maschile. Di accoglienza, sensibilità fine, attenzione, cura e molto altro.

Non si tratta quindi di imitare quel maschile esterno che abbiamo respirato nelle nostre storie, visto all’esterno, scoperto come archetipo.
Si tratta di muovere passi dentro noi stesse. E scoprire. Il nostro maschile, personale e unico. Fatto di noi, delle nostre corde, dei nostri colori e della nostra storia e sensibilità. Direttivo, assertivo, sì, ma nostro.

Per alcune avrà tinte forti, per altre delicate.

Ognuna ha il suo modo di manifestare il proprio potere. Ognuna la propria sensibilità ed energia.

Si tratta di fermarsi. E di osservare ad una certa distanza. Sfrondare da idee e pregiudizi, da modelli esterni e mettere un piede prima e poi un altro dentro di noi. Giungere al centro e iniziare ad ascoltare. In quel luogo dove abita il tuo, il mio, potere. E ascoltare quelle sue uniche parole che dicono l’anima, l’essenza, il valore.
Sarà lui a dirti che parole sono, che energià è, e come manifestarla.

Potrà passare da un “non voglio più”, “non ci sto più” o da un “io sono” o ancora da “amo”.
Saranno parole ascoltate e vissute nella carne ad indicare la strada della loro manifestazione.
Non saranno le idee su come si dovrebbe, a dirlo. Non metterci sopra nulla. Non partire subito in quarta. Fermati e lascia che siano loro a guidarti. Metti una distanza dal resto del mondo, per un po’, se puoi. Fai silenzio. Metti uno spazio tra il prima e il dopo. Volta pagina. E ascolta il potere che abita in te. Il tuo. Inizia a interrogarlo con amore. Come se stessi conoscendo il tuo amato per la prima volta. E parti da lui la prossima volta che parlerai, agirai, valuterai, sceglierai. Come è abituale per me, e come ormai saprai, se vuoi disegnalo. A partire dal suo centro, ascolta nel corpo il luogo e la sensazione che ti dà, e lascia che siano quelle emozioni a guidare la tua mano nel delineare i suoi contorni.

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