Il mondo dell‘adolescenza e degli adolescenti mi interessa e mi interroga da tempo. In particolare mi interessa e muove la curiosità per il processo del crescere. Ritengo che l’educazione, in qualsiasi senso ampio o ristretto si intenda, in famiglia o a scuola, sia uno dei pilastri della nostra società e uno dei più difficili da attuare.
Ho scelto il testo di Roberta Giommi, “La stanza degli affetti. L’educazione affettiva, emotiva e sessuale dei bambini e degli adolescenti.” (Giunti Scuola s.r.l, FI, 2016) perché nuovo in libreria e perché di adolescenza si parla molto. Mi ha incuriosita il titolo, il fatto che potesse esistere una stanza degli affetti (come luogo dove grandi e piccoli costruiscono competenze affettive e compiono scelte), distinta, come poi l’autrice chiarisce nel testo, da una stanza della conversazione (come luogo di scambio di informazioni).
Scritto da una psicologa e psicoterapeuta che dirige l’Istituto Internazionale di Sessuologia di Firenze, il libro si articola in tre parti: la prima più teorica, la seconda più concreta con i casi, la terza relativa ad un’esperienza di educazione affettiva e sessuale.
Scrivere una recensione di questo libro mi è difficile. Mi sento ambivalente: in alcuni passi interessante, in altri scontato. E’ un testo breve, di facile lettura, chiaro e semplice nell’esposizione e nei contenuti, ma non mi ha entusiasmato. E alla fine mi resta una domanda: è veramente tutto così facile e semplice?
Ho una percezione della realtà diversa. Vedo ragazzi soli che non riescono a chiedere aiuto e che si perdono. Vedo famiglie smembrate e che, smarrite, compensano le insicurezze e le fragilità con tablet e mille attività sportive. Il testo di Roberta Giommi, nel suo racconto dei casi (la parte più interessante per me) narra invece di realtà lineari, dove, pur nelle difficoltà o nelle tragedie, si trovano sempre soluzioni e lieto fine.
Alcuni cenni, piccole difficoltà, lieve intervento di genitori e professionisti e quasi sempre il ragazzo o la ragazza, ritrovano il proprio equilibrio, ripartono per crescere meglio. Ma è veramente così semplice? Forse sì, forse no…
Al di là di tale perplessità, come se la complessità della realtà e delle relazioni venisse lasciata un po’ fuori, il testo offre spunti interessanti di riflessione.
Ad esempio nel porre l’accento sul fatto che un’attenzione affettiva e sessuale va posta sin dall’infanzia, proprio perché i bambini sin da piccoli sono curiosi del proprio corpo e del corpo dell’altro. “A volte mi piace sentire, a volte no, a volte mi piace baciare, a volte no” , per esempio, potrebbe essere un buon inizio di discussione per i più piccoli, lasciando che anche i no vengano espressi per raggiungere la scoperta del rapporto con il mondo e con gli altri e per costruire le regole delle relazioni.”
Così l’importanza di nominare le parti del corpo in modo esatto sin dall’infanzia, del raccontare solo cose vere e non fare omissis, l’importanza del chiedere sempre il permesso, anche per dare o ricevere un abbraccio, per imparare a dire dei no, per giungere al rispetto in adolescenza del cambiamento e anche qui all’importanza dell’informazione sin dai 9 anni in merito alle trasformazioni della pubertà. O ancora, dell’importanza della sicurezza della navigazione in internet, di come affrontare primi amori o i primi tradimenti nell’amicizia.
Per concludere, ho trovato nuovo e interessante il capitolo su “il pudore e l’esibizione“, laddove mette in evidenza come “l‘esibizione sia un fenomeno in crescita che nasce da un errore di fondo: pensare che la definizione e il riconoscimento da parte degli altri sia il modo migliore per crescere. (…) ma il pudore, sentimento che guida al riconoscimento dei luoghi e di modi appropriati per abitarli, può essere anche espressione di una delicatezza che va protetta e che racconta una capacità di avere cura della propria privacy.”
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