Arrivata l’energia dell’estate… la senti?
Che cosa porta con sé? Tempi più lenti e dilatati. E nello stesso tempo un accesso più profondo alle energie profonde.
Un femminile di aria, acqua, fuoco e terra.
Un’energia wild più a contatto e bisognosa di percepirsi, di sentire, di respirare nella propria anima.
Più volte mi è stato chiesto che cosa voglia dire wild.
Credo che per ognuna abbia accezioni differenti e che per tutte risuoni comunque di antica verità, di antica appartenenza, di profonda connessione con terra e un archetipo femminile che narra di saggezze, di antiche prigioni, di una consapevolezza ancestrale che ogni donna porta in sé.
Credo appartenga ad un’anima del mondo antica come antica è la donna. Un’anima che se toccata con le giuste corde apre mondi. Mondi che connettono a saperi segreti e condivisibili solo in certe notti, in certi luoghi oscuri di boschi e profondità del mare.
Quel filo profondo che scorre nella terra e che narra di femminino ribelle e saggio, di storie tramandate, di amori e di dolori, di danze davanti al fuoco, di storie passate di donna in donna, di bisogni antichi, di ricerca incessante di amore e di verità.
L’anima femminile profonda è un’energia ancestrale che soffia il suo vento in diversi momenti della vita di una donna, portando con sé molteplici influssi e sentire.
Ogni donna vive diverse fasi energetiche e di sentire, già nell’arco di un mese, e nello svolgersi di tutta la sua vita.
La donna selvaggia è l’anima, è il profumo, è un portale di energia da varcare.
È un suono, una parola, un permesso. Poesia.
Il suono unico della tua voce, la tua identità profonda, la danza dei tuoi passi nella vita.
Essere donna selvaggia è essere donna.
Profondamente donna, pienamente donna.
Donna piena nella pienezza dei suoi momenti.
Pienamente libera di vivere se stessa, responsabile di chi è, al di là di quei ricatti e attese, al di là persino di sé stessa quando necessario.
Donna che avvolge la sua ombra, che incontra il suo maschile, che si vive il femminile che riceve,
che si lascia cercare e trovare, che conosce vive e sbaglia, che soffre e non teme di vivere i sentimenti, di lasciarli esprimere e manifestare.
Rispetta il momento in cui è, rende sacra la sua vita nella profonda consapevolezza della connessione con Madre Terra e con la ciclicità del fluire dell’esistenza.
Non per questo non prova rabbia e fame di giustizia, non prova gelosia e invidie.
Profondamente umana, è donna.
Sa creare e difendere, sa resistere e custodire e vuole vivere, non si arrende e non si accontenta.
È una parola antica che risuona.
È una vibrazione eterna.
È un sentire che unisce.
È uno sguardo senza parole che vibra.
È quella profonda libertà di chi, donna, sa, del coraggio di andare nell’ombra, di vivere di intuito, di fare giustizia, di darsi il permesso di, di manifestare e manifestarsi, di creare e distruggere dove non appartiene.
La donna selvaggia è la donna che si sceglie, che varca a grandi passi nella vita, che osa l’amore, che vibra e sceglie. Che interroga e non smette di cercare. Che conosce e sa addentrarsi nelle profondità del suo grembo sacro, che osa e sa osare, che si sperimenta.
Connessa. Profondamente.
Non ha bisogno di essere spiegata.
Soltanto andata a cercare quando si assopisce.
Aiutata a ritornare quando nascosta per troppo dolore o paura. Quando cacciata. Quando spaventata dalla solitudine, dalle aspettative degli altri, dai doveri, dalle ansie da abbandono.
Ritornare a lei una grande risorsa. L’unica. Lei dice la libertà, la via dell’autenticità, la via della leggerezza e della gioia.
Qual è la tua donna selvaggia?
Un abbraccio
Roberta