Siamo moltitudini, sta a noi scegliere, anche se ci sembra a volte di essere in realtà possedute, da bisogni e ferite che non riusciamo a debellare…
in noi vivono molte parti diverse che spesso fanno a botte tra di loro, e ci tirano da una parte all’altra. Da qui il blocco, la maggior sofferenza, il non sapere chi scegliere dentro di noi.
La parte che si sente in colpa per il desiderio di libertà, la parte che vorrebbe poter essere libera, la parte che manderebbe al diavolo il mondo intero, la parte che non vorrebbe scontentare nessuno, quella che vorrebbe essere perfetta, quella ancora che sente forte il bisogno di amore, che non sa però come fare a superare la paura dell’essere vista, un’altra che si vergogna dei propri sentimenti e delle proprie emozioni… quella che si giudica inadeguata, che si vede brutta e inamabile, che ha perso ogni speranza, che non sa dove trovare la strada, o che invece sa benissimo che cosa andrebbe fatto ma immagina di dover usare strategie solo dolorose e dure.
Posso continuare se vuoi ancora perché so che non sono ancora tutte…
Ogni parte diversa racconta la sua storia: delle idee che hai interiorizzato, delle ferite di non amore, dei tuoi bisogni di pancia, di quelli che porti, ma che non ti appartengono, che hai solo respirato dagli altri, o storie di antenati… faticoso portarle tutte con sé…
“Mi contraddico? Certo che mi contraddico, sono vasto, contengo moltitudini!” (dalla celebre frase di Walt Whitman).
Che farne allora? di queste parti?
Quando vorremmo che non esistessero, quando è come se non riuscissimo a farle tacere, a domarle, a gestirle… come se loro non fossero veramente noi, ma fossero loro a tenere il potere delle nostre vite e scelte.
Guardandole, amandole, ascoltandole come regine sedute ad un tavolo prezioso, in un prezioso castello. Siamo cicliche e molteplici, noi donne. Abbiamo da attraversare il fascino della consapevolezza della complessità della nostra realtà e della vita stessa. Abbiamo da accogliere le nostre parti tutte, perché noi siamo di più della loro somma, noi possiamo andare oltre, in quel luogo di noi stesse dove le possiamo guardare come dall’alto e comprenderle tutte, in quel punto in alto dove non siamo frammentate e in guerra con noi stesse, ma siamo uno nella molteplicità.
Quando ne sentirai una che ti tira, magari mentre stai leggendo queste righe, ascoltala e poi magari rispondile a partire da un’altra te, poi però fai un passo indietro e osservale…
Un abbraccio
Roberta