Siamo stanche

Siamo stanche di cercare di accontentare tutti e farci in venti per questo; di sentirci in colpa se non lo facciamo. Di dover dare sempre giustificazioni del nostro comportamento, di spiegare le nostre reazioni e parole, di andare a dormire con la sensazione di non aver fatto abbastanza, di aver detto forse una parola che è stata fraintesa, con il magone nel cuore e l’incertezza del domani. Con la fatica non condivisa e non vista, eroine silenti della cura e della resilienza, stanche stanche per questa fatica del vivere a rincorrere riconoscimenti e di essere viste, nel nostro impegno del cuore quotidiano, nel nostro amare incessante. Vorremmo poterci riposare, forse, in un abbraccio sicuro, in uno sguardo solido che ci veda e possa dirci: lo so. Ti vedo. So tutto quello che fai ogni giorno: la tua lotta, la tua fatica, il tuo impegno per portare amore, solidità, comprensione, gioia, pace… quanto riposo sarebbe. Dal tuo sentirti un po’ vacillante nelle parole e in quelle che vorresti dire, ma non hai il coraggio. Perché ti porti con te paura e vecchie ferite. Quanta fatica… siamo stanche. Poi però arriva, benedetto, quel momento in cui si alza dal tuo centro un fuoco e una rabbia, che scuote. All’inizio non capiamo bene che cosa sia e siamo spaventate di tanta forza dirompente. Non possiamo fare altrimenti. Come un uragano da un tempo antico. È quasi lui che ci fa compiere dei gesti e mette in bocca parole o meglio, silenzi che dicono: basta, non ne posso più. E chiudi, porte. Non ne posso più, adesso basta. Fuori i sensi di colpa, fuori tutto e tutti. Gli sconfinamenti, i giudizi, chi ti ha detto come dovresti vivere. Non mi importa più di nulla. Inizi così finalmente, e spesso in modo brusco (apparentemente) a metterti tu in primo piano e a vedere tu per prima il tuo valore. Tu per prima sei un po’ sconcertata di quella rabbia e forza che ti arriva dal centro di te, la senti chiara nel corpo, provenire dal tuo ventre. E ora non può più tacere. Ha da essere. Non sai neppure bene come, ma non puoi più smettere. Poi ci penserai. Adesso la mente deve tacere. La tua forza vitale femminile finalmente ha rotto quel muro. Ora è tempo di altri muri, ma questa volta con l’esterno. Fuori tutti. Ovvio, non capiranno, ovvio saranno sconcertati, ovvio pesteranno i piedi. Non importa più. Basta fare la parte anche dell’altro. Basta fare sempre un pezzetto in più. Ora è venuto il tuo tempo. Di essere tu al centro. Di ricevere e pretendere. Ascolto, attenzione, comprensione. Quando una donna finalmente si sveglia, diventa come un fiume in piena, di creatività e di generazione. Può solo attrarre nuove realtà e nuove modalità di relazione. Finalmente si sceglie e manifesta il suo potere benefico che per così tanto ha scelto di nascondere. Può essere solo meraviglia. Un abbraccio Roberta

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