Siamo tutte un po’ porcospini

Oggi ti voglio parlare dei porcospini.
Conosci la famosa storia/dilemma di Arthur Schopenhauer?

Alcuni porcospini, in una fredda giornata d’inverno, si strinsero vicini, vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono le spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l’uno dall’altro. Quando poi il bisogno di riscaldarsi li portò nuovamente a stare insieme, si ripeté quell’altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro fra due mali. Finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione.

Direi che siamo un po’ tutte (e tutti) porcospini nelle nostre vite, persino, aggiungerei, anche con le parti di noi che più ci mettono a contatto con noi stesse, ma che non vogliamo guardare e nascondiamo.

Qual è la giusta distanza da mettere nella relazione?
Bella domanda eh…
Ma qual è anche la giusta distanza da mettere con le diverse parti di noi, quando prevale una, poi l’altra e poi un’altra ancora…
Spesso non sappiamo quale scegliere e seguiamo vecchi schemi.

Mi sono arrivate queste riflessioni notando come noi donne veniamo etichettate spesso, soprattutto nelle strette relazioni con il maschile, come delle “rompiballe”.
Nel momento in cui cerchiamo relazione, vicinanza, scambio, chiarimento, attenzione e condivisione.

La relazione è come una danza di avvicinamento e allontanamento. Di misura, tra il bisogno di fusione e quello di individuazione.
Tra intimità e indipendenza.

So che tocco un argomento che coinvolge tutte e che non è per nulla facile: affascinante e pericoloso.

Il confine, la giusta distanza fa sì che si attivino tutte le nostre paure e ombre profonde.

Una fra tutte: e se mi allontano un po’, per vivere me stessa, lo ritroverò?
Se sono me stessa, scapperanno tutti?
Chi mi saprà aspettare?

Hanno un bel dire che così si costruiscono le relazioni adulte: la nostra bambina interiore quanta paura ha?

Quali compromessi è disposta ad accettare pur di non perdere affetti, anche se sono affetti castranti e che la fanno in realtà soffrire, talvolta tantissimo…

Hanno un bel dire: sìì autonoma, sìì te stessa.
Sì. Ma a che prezzo?

Tu come vivi le relazioni? sia quella con te stessa e quelle parti importanti di te, sia con gli altri?

Un abbraccio
Roberta

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