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Siamo tutti un po’ Croods: come paura ed emergenza condizionano le nostre vite

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Avete presente i Croods? Per chi non l’avesse visto, è un film di animazione del 2013, che narra le vicende di una pazza famiglia cavernicola alle prese con un viaggio alla ricerca di un mondo nuovo dove vivere.

Beh, tutti noi siamo un po’ come loro. Rivedendo il film per la centesima volta ho notato molti simpatici spunti su alcuni nostri modi di funzionare nel quotidiano. Emblematico e simpaticissimo il personaggio del padre, Grug, che ha impostato la sua e la vita della sua famiglia sulla paura: “per sopravvivere devi seguire le regole: il nuovo è male. ” Rimani chiuso sempre nella caverna, non seguire mai curiosità e novità, perché sicuramente se lo fai, muori.

Ebbene sì, quando viviamo nella paura, nulla si muove, le nostre vite rimangono ferme, tutto di noi, a partire dal nostro funzionamento fisiologico rimane in modalità difesa e tale modalità permane anche quando il momento di pericolo è scampato. Il nostro sistema neurologico, del resto, è programmato per proteggerci: è il sistema di attacca e fuggi. Quando siamo in questa modalità succedono molte cose nel nostro corpo, tutte tese a difenderci.

I cambiamenti, tuttavia, se permangono nel tempo, sostenuti da un continuo stress, possono causare danni non solo agli organi, ma addirittura a livello cellulare. Nel momento di emergenza, in cui fronteggiamo un pericolo, infatti, già a livello cellulare si arrestano i normali processi di crescita, guarigione e conservazione, le cellule si chiudono letteralmente, non ricevono nutrimento, ossigeno, minerali, grassi essenziali, né liberano prodotti di scarto e tossine. L’ambiente della cellula diventa così tossico e non permette la crescita e i processi di ripristino.

Il problema è tutto lì. Siamo talmente abituati a vivere sotto stress anche quando nessuna circostanza esterna è in quel senso, che non siamo più capaci di vivere in una situazione di non emergenza, in una modalità di assorbimento dell’ossigeno e di nutrimento e di ricarica energetica. L’aspetto terribilmente affascinante di tutto questo è che lo stress agisce in noi non soltanto condizionando il nostro umore, ma anche la vita stessa delle nostre cellule. Insomma è tutto lì, nell’infinitamente piccolo. E soprattutto, come la fisica quantistica ormai ci dice da tempo, è tutto energia e scambio energetico.

Insomma, continuiamo a dire alle nostre cellule di avere paura, di stare allerta, di chiudersi per fronteggiare chissà quale pericolo, anche quando la situazione di emergenza e di paura è passata, perché, proprio come il simpatico Grug ci insegna, chissà cosa potrebbe succedere domani e domani ancora. Le nostre credenze errate su come potrebbe essere il domani conducono le nostre cellule a rimanere in modalità stress anche quando non dovrebbero. Le credenze errate sono talmente inserite e radicate in noi che condizionano il nostro conscio e il nostro inconscio. Da qui problemi al nostro sistema immunitario e così via.

La nostra intrinseca propensione al pensiero negativo, alla focalizzazione su “ciò che non va, su ciò che non va bene, su ciò che manca” ci porta a vedere potenziali minacce ovunque, a stare all’erta e a notare difetti e mancanze in ogni cosa e persona. Funzioniamo a livello cerebrale in modo molto incisivo e perfetto, nel notare gli aspetti negativi. E siamo invece molto più lenti nell’individuare uno stimolo piacevole.

Tutto ciò è servito e serve quando c’è emergenza, ma il problema di fondo è che questo ci fa perdere la vita, e ci tarpa le ali alla creatività.

Mi piace concludere questo articolo ricordando la breve storia che racconta, sempre nel film, Guy, il ragazzo alter-ego del padre Grug. E’ la storia di qualcuno che compie un viaggio e va, ad esplorare. Ad un certo punto si avvina ad un precipizio, è sull’orlo, vede una luce, scivola e… (non cade, non muore, non si rompe tutte le ossa) prende il volo nel domani…. 

dott.ssa Roberta Bailo

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